venerdì 21 dicembre 2012
venerdì 19 ottobre 2012
Non un centesimo alle scuole private!
A Bologna, il Comitato
Articolo 33 promuove un referendum per cancellare i finanziamenti
alle scuole dell'infanzia private.
di Stefano Radaelli
Per decenni, nella scuola
pubblica dell'infanzia, il modello emiliano ha rappresentato
un'eccellenza a livello nazionale e internazionale. Strutture e
programmi all'avanguardia hanno consentito a diverse generazioni di
accedere ad un'istruzione gratuita, laica e di qualità. Ma dalla
metà degli anni '90 qualcosa è cambiato nell'approccio degli enti
locali al tema dell'istruzione pubblica. Nel 1995 l'allora sindaco di
Bologna, Walter Vitali, stipulò la prima convenzione con le materne
paritarie, dando il via ad una tendenza che, negli anni, si è
costantemente rafforzata.
Tra giugno e luglio 2012
l'amministrazione cittadina di centrosinistra, guidata da Virginio
Merola, ha rinnovato la convenzione con gli istituti privati per
altri quattro anni. Ci sono stati alcuni ritocchi alla quota di
finanziamento e ai criteri per l'ammissione, che tuttavia non hanno
modificato la sostanza: ogni anno, circa un milione di euro di fondi
pubblici viene destinato alle scuole materne paritarie. La
motivazione ufficiale? L'incapacità, da parte delle strutture
pubbliche, di assorbire tutti i bambini iscritti ogni anno nelle
liste d'attesa. Per l'anno scolastico 2012-2013, ad esempio, saranno
circa 400 i bambini che si vedranno negato questo fondamentale
diritto.
A Bologna le scuole
dell'infanzia comunali raccolgono tuttora più della metà degli
iscritti (5.137 su un totale di circa 8.000), ma i vincoli di
bilancio imposti dal patto di stabilità impediscono al Comune di
investire nella creazione di nuove strutture e nel potenziamento di
quelle esistenti. La via d'uscita praticata è quindi quella della
famigerata "sussidiarietà": garantendo alle famiglie un
contributo per il pagamento delle rette, si delega il compito alle
scuole private, in larga parte legate alla Chiesa Cattolica.
Quest'anno il contributo stanziato dal Comune di Bologna a favore
delle materne paritarie ammonterà a 962 mila euro.
Viene così contraddetto
un principio stabilito dalla stessa Costituzione, secondo cui "enti
e privati hanno diritto di istutire scuole ed istituti di educazione,
senza oneri per lo Stato" (Art. 33). Si tratta, com'è evidente,
dell'ennesima riprova che persino il documento che sta alla base del
nostro ordinamento giuridico viene di fatto trattato come "carta
straccia" quando gli interessi dei poteri forti della società
spingono in direzioni che contraddicono i suoi principi. Soltanto
attraverso la mobilitazione e la lotta è possibile difendere questi
principi non solo sulla carta, ma nella realtà stessa.
Il rinnovo della
convenzione ha provocato una forte reazione da parte dei gruppi di
genitori e di cittadini che, a Bologna, si battono in difesa della
scuola pubblica. Il Comitato Articolo 33 è una rete di cittadini e
di altri soggetti sindacali e associativi che sta oggi promuovendo un
referendum affinché sia la gente comune a pronunciarsi sull'utilizzo
dei fondi pubblici, scegliendo fra la destinazione di questi fondi
alle paritarie o all'istruzione pubblica. La raccolta delle 9.000
firme necessarie per portare il quesito alle urne è iniziata il 7
settembre e durerà fino alla fine di novembre.
Come gruppo bolognese di
Resistenze Internazionali, abbiamo ritenuto importante sostenere il
referendum, diffondendo le informazioni nei contesti nei quali
interveniamo e invitando tutti i nostri associati e le persone vicine
alla nostra organizzazione a firmare.
Il lancio della campagna
referendaria ha suscitato durissime reazioni sia fra gli esponenti
del centrosinistra che difendono il finanziamento – sindaco Merola
in primis – sia da parte dell'associazione di categoria che
riunisce gli istituti paritari (la FISM, diretta emanazione della
Conferenza Episcopale Italiana) e degli esponenti politici di
centrodestra che hanno fatto della difesa dei privilegi delle scuole
paritarie il loro cavallo di battaglia. Fra di essi spicca la
consigliera del PDL Valentina Castaldini, notoriamente vicina a
Comunione e Liberazione.
Gli attacchi al comitato
referendario non si sono fatti attendere, e le forze che si oppongono
al referendum, temendone il possibile esito positivo, stanno
promuovendo la costituzione di un comitato per il "no".
L'iniziativa del Comitato Articolo 33 ha creato scompiglio anche a
livello nazionale, se, come sembra, le segreterie nazionali dei
principali partiti seguono con grande attenzione gli sviluppi della
vicenda bolognese.
Se il Comitato riuscirà
a raccogliere le firme, come appare probabile, e se il referendum si
concluderà con una vittoria, come ci auguriamo, si tratterà
sicuramente di un risultato importantissimo per quanti, oggi,
ritengono indispensabile difendere la scuola pubblica contro gli
attacchi dei quali è vittima. Ma la risposta ai tagli, ai regali
alle private e all'offensiva ideologica contro il settore pubblico
non potrà certo fermarsi lì. Soltanto tenendo alto il livello di
mobilitazione, estendendo la lotta e radicandola nei settori della
società maggiormente colpiti dalle conseguenze dell'austerità, sarà
possibile dar vita ad una resistenza popolare, dal basso, capace di
respingere i continui attacchi e di garantire alle future generazioni
il diritto di usufruire di una scuola pubblica, laica, gratuita e di
qualità.
martedì 21 agosto 2012
Solidarietà con i minatori di Lonmin
di Democratic Socialist Movement (CWI Sud Africa)
La polizia massacra i lavoratori a Marikana
Almeno 46 lavoratori sono stati uccisi e molti altri feriti il 16 agosto a Marikana fuori Rustenburg quando è stato lanciato un massiccio assalto della polizia per schiacciare uno sciopero di migliaia di minatori delle miniere di platino proprietà della Lonmin. Questi morti si aggiungono agli altri sei minatori che sono stati uccisi negli scontri durante lo sciopero che dura dal 10 agosto. Due poliziotti e due guardie di sicurezza della miniera sono stati uccisi in una situazione che ricorda la guerra civile.
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lunedì 20 agosto 2012
Siria, Esiste un'alternativa alla guerra civile? L’agonia della Siria non accenna a diminuire
di Niall Mulholland, CWI
Ovunque nel paese ci sono attacchi indiscriminati da parte delle forze del regime di Assad e delle loro milizie. Settarie e sanguinose rappresaglie da parte dell'opposizione armata, ondate di rifugiati e disastri umanitari. La seconda città del paese, Aleppo, è stata messa a ferro e a fuoco dai combattimenti tra le forze dell’opposizione armata e l'esercito siriano. Nel momento in cui i ribelli sono entrati ad Aleppo il 20 luglio, molti residenti sono fuggiti a Damasco e in Turchia. La battaglia per Aleppo è importante per entrambe le parti. Più grande della capitale, Aleppo, è il principale centro economico, con un settore manifatturiero importante. L’esercito libero della Siria (FSA) é avanzato in città cercando di sfruttare lo slancio che credeva di aver guadagnato durante l’assalto a Damasco e con il bombardamento di un incontro ‘di intelligence’ del governo, che ha ucciso quattro generali.
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venerdì 20 luglio 2012
Un periodo tumultuoso per l'economia e le relazioni internazionali
di Finghin Kelly
La scorsa settimana, 400 persone hanno partecipato alla Scuola estiva
annuale del Comitato per una Internazionale dei Lavoratori (CWI). Alla
scuola ha partecipato una delegazione di compagni di ControCorrente
assieme a rappresentanti del CWI da tutta Europa, compresa dalla Russia,
e da visitatori provenienti dal Kazakistan, dal Brasile, dal Canada,
dal Quebec, dall'Australia, dallo Sri Lanka, dalla Nigeria, dal Libano e
altrove. Finghín Kelly (Socialist Party-CWI Irlanda) riassume qui'
l'eccellente discussione sull'economia mondiale e le relazioni tra le
potenze mondiali che ha avuto luogo l'8 luglio.
sabato 30 giugno 2012
La Grecia dopo le elezioni del 17 giugno
di Giuliano Brunetti
L’Europa vince, ma non ha una soluzione alla crisi
‘La potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il
parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi’.
Lenin, Sullo Stato
Le conseguenze della ‘cura greca’ imposta negli ultimi due anni dalla Troika al fine di scongiurare l’ipotesi del fallimento del paese, quindi dell’uscita del paese dalla zona Euro sono sotto gli occhi di tutti. In quattro anni l'economia greca si è ridotta del 20%, la classe media è stata letteralmente distrutta, la disoccupazione è salita oltre il 21%, il 51% tra i giovani, i salari nel settore pubblico sono scesi del 40%. La chiesa ortodossa distribuisce alle popolazioni ridotte alla fame una media di 250mila pasti al giorno e come se non bastasse il debito pubblico è schizzato al 160% del Pil. Di fronte alla gravità della situazione, la classe operaia é scesa più volte in campo imponendo alle direzioni sindacali ben diciassette scioperi generali. Questi scioperi sono nati dal rifiuto dei programmi di austerità, che i governi di coalizione hanno portato avanti seguendo le esigenze e le indicazioni della Troika.
Le conseguenze della ‘cura greca’ imposta negli ultimi due anni dalla Troika al fine di scongiurare l’ipotesi del fallimento del paese, quindi dell’uscita del paese dalla zona Euro sono sotto gli occhi di tutti. In quattro anni l'economia greca si è ridotta del 20%, la classe media è stata letteralmente distrutta, la disoccupazione è salita oltre il 21%, il 51% tra i giovani, i salari nel settore pubblico sono scesi del 40%. La chiesa ortodossa distribuisce alle popolazioni ridotte alla fame una media di 250mila pasti al giorno e come se non bastasse il debito pubblico è schizzato al 160% del Pil. Di fronte alla gravità della situazione, la classe operaia é scesa più volte in campo imponendo alle direzioni sindacali ben diciassette scioperi generali. Questi scioperi sono nati dal rifiuto dei programmi di austerità, che i governi di coalizione hanno portato avanti seguendo le esigenze e le indicazioni della Troika.
Emilia. Il M5Stelle alla prova dei fatti
di Stefano Radaelli
Nell'autunno 2009, per iniziativa di Beppe
Grillo e del suo consulente web Gianroberto Casaleggio, nasce il
MoVimento 5 Stelle. Qualche mese prima le Liste Civiche a 5 Stelle hanno
conquistato seggi in ben 30 comuni, fra cui alcuni capoluoghi di
provincia come Bologna, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Pesaro, Livorno.
Nel capoluogo emiliano il candidato sindaco a 5 Stelle, il ventinovenne
Giovanni Favia, totalizza quasi 7500 preferenze, il 3,3%. L'esperienza
di Favia in consiglio comunale, tuttavia, è interrotta anzitempo dallo
scandalo che travolge il neosindaco Flavio Delbono e porta a 14 mesi di
commissariamento. Le elezioni regionali e amministrative del 2010
rappresentano quindi il primo banco di prova per il neonato MoVimento,
che assume un respiro sempre più nazionale. Stando alla mitologia
ufficiale sono i MeetUp, i gruppi locali del movimento, organizzati
attraverso l'omonimo social network e in cui ‘ognuno vale uno’, a
scegliere i propri candidati. La realtà è un po' diversa: spesso la
scelta dei candidati è di fatto imposta dal ‘vertice’ non eletto del
MoVimento, il tandem Grillo-Casaleggio, sulla base di criteri che nulla
hanno di democratico. Ad ogni modo, sia in Emilia-Romagna che in
Piemonte il M5S piazza due consiglieri in regione, ottenendo
rispettivamente il 6% e il 3,67% dei voti. Nel comune di Bussoleno in
Val di Susa, dove il M5S è attivo nella mobilitazione NoTAV, il
candidato Davide Bono totalizza addirittura il 28,8% delle preferenze.
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