domenica 7 marzo 2010

Cronache dal congresso CGIL. Un sindacato in crisi

Si sono svolti venerdì in contemporanea all'Oasi Campagnola-Conegliano e a Villa Braida-Mogliano Veneto, i congressi provinciali rispettivamente della Fiom e della Funzione Pubblica di Treviso. In controtendenza rispetto ai risultati complessivi regionali del Veneto, il secondo documento a Treviso perde la FIOM e vince nella FP. Conseguentemente la FIOM elegge un nuovo segretario provinciale, Elio Boldo, in sostituzione a Candido Omicciolo, mentre la FP riconferma all'unanimità la segretaria uscente Assunta Motta e sforna un documento unitario.
di Mara Armellin (ControCorrente)


Io ho partecipato al congresso della FP, che si è manifestato almeno in apparenza tranquillo e soddisfatto dei risultati, al confronto di quello più carico di tensioni della FIOM, dove si sarebbero dovute contestare diverse irregolarità. A Villa Braida erano presenti un centinaio tra delegati e invitati, ottima l'accoglienza e vivaci le discussioni, centrate ancora sulla crisi e le sue drammatiche conseguenze sul piano sociale economico e occupazionale, sul ruolo del sindacato, sulla riqualificazione, disoccupazione, precariato, terzo settore e inevitabilmente il ritorno sul “congresso brutto” e il clima di scontro che evidentemente ha sconvolto più di qualcuno.

Ma altro che oscuri progetti dietro le quinte, da questi congressi è risultato evidente come nessun funzionario schierato a favore del documento due avrebbe mai pensato a qualcosa che non fosse il raggiungimento di un unico documento finale a gestione unitaria. Pochi i delegati dei lavoratori che hanno parlato. In generale hanno espresso la loro difficoltà nel coinvolgere gli altri lavoratori, che in questa situazione di incertezza vedono nell'attività sindacale un rischio più che una risorsa.

Andando oltre ad ogni relazione in stile con pretese di esaustività e ogni documento politico già redatto a tavolino, è la discussione nelle assemblee e con i delegati il minimo indispensabile per farsi un'idea di cosa sia il sindacato, quale sia il modo di ragionare che il sindacato porta e quale la situazione reale. Per questo la cosa positiva di tutta l'operazione congressuale per chi fa politica attiva è stata l'occasione di fare lavoro di territorio, occasione che un consistente gruppo di militanti ha colto, indipendentemente dalle organizzazioni politiche di riferimento, e dal possibile risultato, di organizzare un lavoro coordinato che permettesse di essere presenti direttamente nei posti di lavoro a sentire di cosa si parla. Perché nulla va dato per scontato. Abbiamo visto che ci sono lavoratori filopadronali, altri filoleghisti, quelli del tessile se la prendono coi cinesi, ma molto più spesso tutti sono accomunati dal dover affrontare gli stessi grossi problemi. Come detto ad un congresso: “Un contratto di lavoro non è solo un dare e un avere tra padronato e lavoratori. Ma presuppone un’idea dell’organizzazione della vita perché lavorare 8 ore tutti i giorni, magari di notte, significa per forza definire una società. Che tipo di rapporti vogliamo sviluppare in questa società? Rapporti solidali? Di concorrenza e competitività? Siamo in grado di sviluppare una società includente? Una società in cui non debba comunicare con mia moglie con bigliettini attaccati a un frigorifero?” (delegato).

Dalle discussioni effettuate emerge chiaramente un sindacato in crisi, che di facciata lamenta la poca partecipazione, e si domanda come mai gli iscritti votano in un certo modo, come mai i giovani non sono raggiungibili, mentre poi da più parti si obietta non solo che sono gli stessi funzionari ad avere l'interesse primo di inibire il confronto, ma anche quello di non mettere le lotte in contatto tra loro: “... a me sembra essere semplicemente un votificio” (delegato). La mancanza di fiducia dei lavoratori nella possibilità di incidere nell'assetto della burocrazia sindacale attraverso un congresso ha fatto emergere note di dura critica all'autoritarismo ed evidenziare la necessità di “un sindacato che ci tuteli dal sindacato”. Specialmente quando questo è impegnato nella sede delle contrattazioni. E come spesso accade, anche qui le cose più interessanti le ho sentite dire da chi non è intervenuto pubblicamente. La giornata si è formalmente conclusa in anticipo sui tempi, poco entusiasmo, voti unanimi, e spirito di rassegnazione. “Sono un delegato sindacale e quindi vado avanti nel rappresentare lavoratori/trici che mi hanno votato. Le lotte che abbiamo fatto in fabbrica nel corso del tempo ci hanno mostrato che è possibile ottenere dei buoni risultati e che il padronato è infastidito da quanti si impegnano in prima persona. E questo ci dà più forza per continuare”.



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