A Bologna, il Comitato
Articolo 33 promuove un referendum per cancellare i finanziamenti
alle scuole dell'infanzia private.
di Stefano Radaelli
Per decenni, nella scuola
pubblica dell'infanzia, il modello emiliano ha rappresentato
un'eccellenza a livello nazionale e internazionale. Strutture e
programmi all'avanguardia hanno consentito a diverse generazioni di
accedere ad un'istruzione gratuita, laica e di qualità. Ma dalla
metà degli anni '90 qualcosa è cambiato nell'approccio degli enti
locali al tema dell'istruzione pubblica. Nel 1995 l'allora sindaco di
Bologna, Walter Vitali, stipulò la prima convenzione con le materne
paritarie, dando il via ad una tendenza che, negli anni, si è
costantemente rafforzata.
Tra giugno e luglio 2012
l'amministrazione cittadina di centrosinistra, guidata da Virginio
Merola, ha rinnovato la convenzione con gli istituti privati per
altri quattro anni. Ci sono stati alcuni ritocchi alla quota di
finanziamento e ai criteri per l'ammissione, che tuttavia non hanno
modificato la sostanza: ogni anno, circa un milione di euro di fondi
pubblici viene destinato alle scuole materne paritarie. La
motivazione ufficiale? L'incapacità, da parte delle strutture
pubbliche, di assorbire tutti i bambini iscritti ogni anno nelle
liste d'attesa. Per l'anno scolastico 2012-2013, ad esempio, saranno
circa 400 i bambini che si vedranno negato questo fondamentale
diritto.
A Bologna le scuole
dell'infanzia comunali raccolgono tuttora più della metà degli
iscritti (5.137 su un totale di circa 8.000), ma i vincoli di
bilancio imposti dal patto di stabilità impediscono al Comune di
investire nella creazione di nuove strutture e nel potenziamento di
quelle esistenti. La via d'uscita praticata è quindi quella della
famigerata "sussidiarietà": garantendo alle famiglie un
contributo per il pagamento delle rette, si delega il compito alle
scuole private, in larga parte legate alla Chiesa Cattolica.
Quest'anno il contributo stanziato dal Comune di Bologna a favore
delle materne paritarie ammonterà a 962 mila euro.
Viene così contraddetto
un principio stabilito dalla stessa Costituzione, secondo cui "enti
e privati hanno diritto di istutire scuole ed istituti di educazione,
senza oneri per lo Stato" (Art. 33). Si tratta, com'è evidente,
dell'ennesima riprova che persino il documento che sta alla base del
nostro ordinamento giuridico viene di fatto trattato come "carta
straccia" quando gli interessi dei poteri forti della società
spingono in direzioni che contraddicono i suoi principi. Soltanto
attraverso la mobilitazione e la lotta è possibile difendere questi
principi non solo sulla carta, ma nella realtà stessa.
Il rinnovo della
convenzione ha provocato una forte reazione da parte dei gruppi di
genitori e di cittadini che, a Bologna, si battono in difesa della
scuola pubblica. Il Comitato Articolo 33 è una rete di cittadini e
di altri soggetti sindacali e associativi che sta oggi promuovendo un
referendum affinché sia la gente comune a pronunciarsi sull'utilizzo
dei fondi pubblici, scegliendo fra la destinazione di questi fondi
alle paritarie o all'istruzione pubblica. La raccolta delle 9.000
firme necessarie per portare il quesito alle urne è iniziata il 7
settembre e durerà fino alla fine di novembre.
Come gruppo bolognese di
Resistenze Internazionali, abbiamo ritenuto importante sostenere il
referendum, diffondendo le informazioni nei contesti nei quali
interveniamo e invitando tutti i nostri associati e le persone vicine
alla nostra organizzazione a firmare.
Il lancio della campagna
referendaria ha suscitato durissime reazioni sia fra gli esponenti
del centrosinistra che difendono il finanziamento – sindaco Merola
in primis – sia da parte dell'associazione di categoria che
riunisce gli istituti paritari (la FISM, diretta emanazione della
Conferenza Episcopale Italiana) e degli esponenti politici di
centrodestra che hanno fatto della difesa dei privilegi delle scuole
paritarie il loro cavallo di battaglia. Fra di essi spicca la
consigliera del PDL Valentina Castaldini, notoriamente vicina a
Comunione e Liberazione.
Gli attacchi al comitato
referendario non si sono fatti attendere, e le forze che si oppongono
al referendum, temendone il possibile esito positivo, stanno
promuovendo la costituzione di un comitato per il "no".
L'iniziativa del Comitato Articolo 33 ha creato scompiglio anche a
livello nazionale, se, come sembra, le segreterie nazionali dei
principali partiti seguono con grande attenzione gli sviluppi della
vicenda bolognese.
Se il Comitato riuscirà
a raccogliere le firme, come appare probabile, e se il referendum si
concluderà con una vittoria, come ci auguriamo, si tratterà
sicuramente di un risultato importantissimo per quanti, oggi,
ritengono indispensabile difendere la scuola pubblica contro gli
attacchi dei quali è vittima. Ma la risposta ai tagli, ai regali
alle private e all'offensiva ideologica contro il settore pubblico
non potrà certo fermarsi lì. Soltanto tenendo alto il livello di
mobilitazione, estendendo la lotta e radicandola nei settori della
società maggiormente colpiti dalle conseguenze dell'austerità, sarà
possibile dar vita ad una resistenza popolare, dal basso, capace di
respingere i continui attacchi e di garantire alle future generazioni
il diritto di usufruire di una scuola pubblica, laica, gratuita e di
qualità.
Complimenti per il vostro blog compagni.
RispondiEliminaAntifascisti sempre!
Linea Rossa
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