di Giuliano Brunetti
I primi mesi di quest’anno sono stati caratterizzati dall’imponente ritorno sulla scena della storia delle rivoluzioni democratiche e popolari.
L’ondata di rivoluzioni é nata in Tunisia dove il suicidio di un giovane disoccupato ha contribuito a generare un movimento di massa che in poche settimane e grazie all’organizzazione di uno sciopero generale, é culminato nella fuga del dittatore Ben Ali e nella caduta del suo regime dispotico. Il vento della rivoluzione si é subito esteso contaggiando in pochi giorni tutti i paesi del Nord Africa e del Medioriente.
In Egitto, la rivoluzione ha portato alla caduta del regime di Mubarak ed alla presa del potere da parte dell’esercito. Non un solo regime della regiono e non solon (come dimostrato dalle enormi manifestazioni di piazza e dall’occupazione al grido di « Egitto Egitto », dei palazzi del potere in Wisconsin Stati Uniti) é immune dal contaggio di queste straordinarie rivoluzioni.
Paesi come la Siria, il Bahrein, la Giordania e l’Arabia Saudita sono ancora oggi scossi da grandi movimenti di piazza che vedono come protagonisti i giovani e la gente comune. La storia delle rivoluzioni del 2011 non è stata ancora scritta.
Avanti con la rivoluzione !
I potenti della terra tremano: per la prima volta da decenni i giovani ed i lavoratori hanni dimostrano di non aver più paura della repressione e di essere determinati a lottare per difendere il loro diritto ad una vita migliore. Il 2011 rappresenta un punto di svolta nella storia mondiale, quali che siano gli sviluppi futuri dei movimenti popolari che stanno attraversando la regione, possiamo senz’altro dire che nulla sarà piú come prima. Il movimento ha dimostrato che la lotta paga.
Ma la vittoria non e’ ancora acquisita,i vecchi regimi stanno pericolosamente recuperando il terrenno. In Tunisia la rivoluzione non ha ancora spazzato via gli apparati della vecchia dittatura, nel nuovo governo si sono insidiati alcuni vecchi dirigenti del RCD: il partito del dittatore Ben Ali. Questa situazione non puo’ continuare, abbasso i ministri capitalisti. In Egitto, il consiglio supremo delle forze armate un piccolo gruppo di generali pieni di privileggi, ha impedito gli scioperi e fatto scomberare con le armi il presidio permanente in piazza Tahrir, la piazza della rivoluzione.
I popoli di Tunsia e Egitto si trovano oggi di fronte ad una situazione estremamente complessa, ma il loro compito è chiaro: non permettere a nessuno di rubargli la rivoluzione.
Noi giovani anticapitalisti difendiamo la lotta delle masse arabe per la loro liberazione da ogni forma di dittatura e di neocolonialismo. La rivoluzione deve continuare: occorre al piú presto in Egitto come in Tunisia convocare le elezioni per un Assemblea costituente rivoluzionaria eletta sotto il controllo dei comitati dei giovani e dei lavoratori nei quartieri, nelle fabbriche, nelle scuole. La gente comune deve poter decidere come gestire la produzione della società, bisogna al piu’ espropriare i vecchi membri delle burocrazie dirigenti, occorre nazionalizzare i beni degli imprenditori e dei banchieri occidentali che negli anni hanno realizzato vergognosi profitti nella regione sostenendo i peggiori dittatori. Solo cosí riusciremo a liberare le risorse necessarie per iniziare una politica economica redistributiva volta a soddisfare gli interessi della gente comune e non di qualche plutocrate arabo o occidentale.
Una grande lezione
I giovani ed i lavorati nel mondo arabo ci hanno dimostrato che la forza collettiva della masse può rovesciare anche i regimi più violenti e apparentemente insostituibili. Facciamo nostra questa grande lezione di coraggio che viene dal mondo arabo; organizzaiamo anche in Italia la lotta contro i nostri ricchi burocrati contro i banchieri ed i capitalisti, contro i politicanti affaristi, per un governo democratico posto al servizio degli interessi della gente comune e non delle cricche reazionarie e parassitarie. Per sconfiggerli tutti, abbiamo bisogno di costruire organizzazzioni indipendenti di giovani e di lavoratori, attiviamoci per costruire uno strumento democratico ed efficace per esprimere e difendere le nostre aspirazioni, costruiamo un nuovo partito dei giovani e dei lavoratori, un partito della gente comune attivo nei quartieri , nelle fabbriche e nelle scuole capace di proporre un vero cambiamento, una vera alternativa.
Que se vayan Todos !
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