martedì 19 aprile 2011

INTERNAZIONALE. Le elezioni farsa di Nazarbayev

Articolo tratto da

Il Gheddafi del Kazakhstan non scandalizza USA e UE
di Christine Thomas


Mentre i paesi occidentali bombardano l’ex amico-dittatore Gheddafi, chiudono gli occhi su un altro che calpesta impunemente i diritti umani degli oppositori al suo regime autoritario. Come Gheddafi Nursultan Nazarbayev, Presidente del Kazakhstan, spadroneggia in un paese ricco di gas e petrolio, risorse che durante gli ultimi anni sono state espropriate per arricchire la sua famiglia e un gruppo ristretto intorno a lui. Anche lui rientra nella cerchia degli ‘amici di Berlusconi’ e rappresenta un partner economico di primo piano, non soltanto per l’estrazione di petrolio e gas (ENI), ma anche nel settore industriale (Finmeccanica) e dei trasporti (Trenitalia). Nelle ultime settimane, spaventato dal contagio delle sollevazioni nel Nord Africa e in Medio Oriente, Nazarbayev ha aumentato il livello di repressione e brutalità scagliate contro gli attivisti delle principali organizzazioni di opposizione politica e sociale; la Centrale Sindacale Indipendente del Kazakhstan e l’associazione politica, Kazakhstan 2012, entrambe lanciate su iniziativa di Resistenza Socialista, sezione kazaka del CWI (Comitato per un’Internazionale dei Lavoratori) e organizzazione sorella di ControCorrente. Picchiati, arrestati e incarcerati in continuazione dal regime di Nazarbayev i membri di queste organizzazioni hanno assoluto e continuo bisogno della nostra solidarietà.

Il 15 marzo, ad esempio, Esen Ukteshbayev, presidente della Centrale Sindacale Indipendente è stato condannato a 15 giorni di ‘arresto amministrativo’, gli è stata negata la possibilità di un sostegno legale ed è stato privato del diritto di ricorrere in appello. Inoltre le autorità hanno impedito alla sua famiglia di andarlo a trovare in carcere. Il suo crimine? Insieme ad altri attivisti del movimento ‘Giù le mani dalle case del popolo’ aveva cercato di incontrare Nazarbayev per protestare contro gli sfratti e per rivendicare alloggi degni e la riduzione degli interessi sui mutui. Le forze di sicurezza hanno bloccato i manifestanti, li hanno picchiato brutalmente e ne hanno arrestato sette, tra cui Esen. All’interno del paese il movimento ha organizzato presidi e petizioni mentre in gran parte dei 40 paesi dove sono presenti le organizzazioni del CWI sono state lanciate campagne di protesta e solidarietà. Emerge chiaramente l’ipocrisia degli Stati europei, che avevano nominato il Kazakhstan come Presidente dell’Organizzazione Europea di Sicurezza e Cooperazione (OCSE). L’europarlamentare Joe Higgins (oggi parlamentare irlandese del Socialist Party) ha dato vita a una campagna di protesta, chiedendo un’udienza sul Kazakhstan al Sotto Comitato per i Diritti Umani del Parlamento Europeo.

I processi rivoluzionari in Egitto, Tunisia e Libia hanno messo in evidenza la determinazione di questi popoli a lottare contro i regimi dittatoriali ma anche i limiti della spontaneità e la necessità di un programma concreto per fare avanzare il movimento e impedire che le forze del vecchio regime facciano deragliare la rivoluzione. La formazione di Kazakhstan 2012, che raggruppa lavoratori, associazioni popolari, studenti e disoccupati rappresenta l’inizio di un processo importante verso la costruzione di un partito politico in grado di offrire il programma necessario per realizzare i diritti democratici e sociali del popolo kazako. Il primo congresso di Kazakhstan 2012, tenutosi in marzo dell’anno scorso, ha approvato un programma politico che comprende la nazionalizzazione dei settori bancario ed edile e guarda alla realizzazione di un sistema socialista al posto dell’economia di mercato. Kazakhstan 2012 ha chiesto di poter presentare un candidato alle elezioni presidenziali di qualche settimana fa, che in origine avrebbero dovuto tenersi l’anno prossimo (ciò spiega il nome dell’associazione). Nazarbayev, però, tramite un ‘gruppo di cittadini’, ha proposto l’organizzazione di un referendum per annullare le elezioni del 2012 e quelle del 2017. Ciò ha innescato un’onda di protesta fra i lavoratori e le associazioni popolari.e a febbraio, a sorpresa di tutti, la Corte Costituzionale ha dichiarato il referendum incostituzionale. Chiaramente Nazarbayev temeva di subire la stessa sorte di Mubarak in Egitto e Ben Ali in Tunisia. Le elezioni sono state anticipate ad aprile di quest’anno, ma visto il carattere palesemente anti-democratico di queste l’opposizione ha lanciato una campagna di massa a favore del boicottaggio. Allo stesso tempo sta lavorando per il rovesciamento del regime di Nazarbayev e la convocazione di un’assemblea costituente eletta da lavoratori, contadini, studenti e altri settori di classi subalterne per aprire una discussine democratica su come organizzare la società nell’interesse della maggioranza della popolazione kazaka. Le pseudo elezioni sono state naturalmente una vera e propria farsa, con una vera e propria azione di coercizione – ad esempio nelle scuole – per costringere la popolazione alle urne per un voto che – come era prevedibile – ha avuto un risultato plebiscitario (95% a favore del regime).

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