sabato 23 gennaio 2010

Le lezioni di Rosarno. Lotta unita contro lo sfruttamento.

La rabbia di centinaia di immigrati africani si e’ espressa pochi giorni fa nella citta’ calabrese di rosarno, come diretta consequenza di una provocazione razzista da parte di un giovane che ha sparato con un fucile a pompa su dei braccianti africani in ritorno dai campi dove lavorano in condizione di assoluta schiavitu’.
di Giuliano Brunetti

Decine di abitanti del posto si sono lanciati in una vergognosa caccia all’immigrato seguendo alcuni lavoratori fino alla loro case e pestandoli a sangue con delle mazze di ferro. Poi la quasi totalita’ degli immigrati sono stato deportati nei centri di identificazione ed espulsione di Crotone di Bari e di Brindisi.

Secondo le stime della CGIL, in Calabria vivrebbero piu di 20.000 immigrati irregolari impiegati nella maggioranza dei casi nella raccolta di frutta e verdura. I recenti avvenimenti hanno messo in luce le condizioni di vita nelle quali lavorano gli immigrati che vengono costretti a lavorare in condizioni bestiali per l’industria agricola del meridione sfruttati e controllati da padroni e ‘Ndragheta.

Come testimoniano le dichiarazioni di questi lavoratori; essi vengono forzati a lavorare tra le dodici e le quattordici ore al giorno senza essere ne nutriti ne alloggiati per pochi euri.

Il razzismo viene utilizzato per diffondere la guerra dei poveri.

Lo sviluppo di comportamenti razzisti non puo’ essere spiegato senza tenere d’occhio le condizioni sociali nelle quail vivono i cittadini di Rosarno o piu’ in generale i lavoratori italiani. L’aggravarsi della crisi del capitalismo e l’assenza di una vera e propria prospettiva politica sinistra spalancano le porte alla propaganda razzista e sciovinista.

Pochi giorni dopo l’accaduto, comunque, migliaia di abitanti di Rosarno (italiane ed immigrati) hanno manifestato contro il razzismo e la criminalita’ organizzata e con lo stato accusato di averli lasciati con le spalle al muro di fronte alla durissima crisi economica.

Naturalmente le uniche persone alle quali giova questa situazione di divisione tra i lavoratori sono i padrini ed i padroni che fomentano la guerra tra i poveri per poter accrescere lo sfruttamento dei lavoratori. Non e’ un caso se i fatti di Rosarno succedono proprio adesso visto che con la crisi economica risulta piu’ redditizio per i padroni lasciare marcire la frutta che raccoglierla.

La reazione del ministro degli interni Roberto Maroni che e’ arrivato a dichiarare che la rivoltae’ stata frutto di “anni di eccessiva tolleranza” e’ in linea con le politiche messe in atto da questo governo come “le ronde cittadine”, la proposta fatta all’ordine dei medici di denunciare i malati senza permesso di soggiorno o ancora la punizione (sancita per legge) a 3 anni di carcere per chi impiega immigrati non regolarizzati ecc....

L’isterico piagnisteo di Pierluigi Bersani che accusa apertamente la Lega di razzismo, non deve mai farci dimenticare che il suo partito quando era al governo ha condotto la stessa politica di questo governo, senza modificare la vergognosa legge sull’immigrazione che porta i nomi del segretario della Lega Nord e dell’attuale presidente della camera.

Il fallimento della sinistra in Italia porta con se effetti disastrosi, ha aperto la via al populismo ed al ritorno trinfale della reazione che si manifestano nello sviluppo di quei partiti che approfittano della confusione che regna nella classe lavoratrice per continuare a sostenere le peggiori politiche neoliberisti ed i peggiori attacchi nei confronti delle condizioni di vita dei lavoratori.

Come rispondere alla crescita del razzismo?

E’ necessario unificare gli sforzi di tutti i sfruttati, immigrati o italiani, per rispondere agli attacchi economici che stiamo subendo, per contrastare la crescista del razzismo e per difendere il diritto di organizzarsi, scioperare e manifestare.

Per l’abolizione di tutte le leggi retrograde e razziste, contro le ronde anti-immigrati, chiusura immediata dei CIE.

Rispondiamo con la solidarieta’ di tutti i lavoratori alla crisi del capitalismo.

Nessun commento:

Posta un commento