lunedì 8 marzo 2010

Donne e Marxismo: Un secolo di lotta

Per il Centenario della Giornata Internazionale della Donna

All'inizio del xx secolo, la Giornata Internazionale della Donna - l'8 marzo - era sentita come una giornata di lotta per le lavoratrici. Al giorno d'oggi invece è stata integrata dal sistema capitalista, trasformata in semplice cerimonia e spesso commercializzata. Molto è successo da allora, dando prova che si può lottare contro l'oppressione delle donne e per la loro emancipazione, anche se l'oppressione continua radicata nella società. Infatti, le tante conquiste fatte in passato dalle donne sono state perse negli ultimi anni a causa della crisi del capitalismo.
di Elin Gauffin, CWI SVEZIA


"Ce l'abbiamo fatta!", così titolava l'editoriale della rivista THE ECONOMIST il 2 Gennaio 2010. In un certo senso questa pubblicazione voleva informare del fatto che nel 2010 le donne costituiranno la metà della forza lavorativa degli Stati Uniti. Questo è un passo avanti importante, ma da quando il "noi" comprende anche The Economist? La proporzione crescente di donne nella popolazione attiva non è il risultato di un aumento della spesa sociale o di una maggiore responsabilità del sesso maschile verso i lavori di casa. Gli USA hanno il più basso livello di investimenti nella cura del bambino e per i congedi parentali (maternità e paternità) di tutto il mondo occidentale, e questo stato non ha firmato nemmeno la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle donne. Piuttosto, questo è dovuto alla crisi economica che ha colpito interi settori dell'industria come ad esempio quello dell'auto provocando una disoccupazione pari all'11,2% degli uomini mentre quella delle donne si attesta all'8,6%. D'altra parte è anche vero che molti nuovi posti di lavoro negli ultimi anni siano stati occupati dalle donne. In Europa, arriviamo a 6 milioni di nuovi posti di lavoro su un totale di 8 milioni posti creati sin dal 2000. Ma questi numeri riflettono anche una crescente forma di sfruttamento della classe lavoratrice. La maggior parte di questi posti di lavoro sono precari, part-time, a tempo determinato, ecc. che di solito significa riduzione della paga oraria, più stress e aumento delle malattie. Il capitalismo ha sempre fatto uso di tutto ciò è ha sempre avuto tutto l'interesse a mantenere la discriminazione sessuale, appunto salari più bassi per le donne significa maggiori profitti per i padroni.

L'ultima cosa che gli attivisti a favore dei diritti delle donne in tutto il mondo, dovrebbero fare per la Giornata Internazionale della Donna 2010 è prendere una pausa. La situazione è molto seria e gli eventi dell'ultimo anno cercano una risposta alla domanda: Quale strada deve seguire la lotta delle donne?
Per la prima volta nel mondo ci sono circa 1 miliardo di persone che soffrono la fame, la sesta parte dalla razza umana. Le donne hanno rappresentato, per tutto un periodo, il 70% dei poveri del mondo. La regione Asica-Pacifico ha il più alto numero di affamati del mondo, e 642 milioni di persone soffrono di denutrizione cronica.
Le donne vengono colpite per prima dalla crisi

L'organizzazione per i diritti dei bambini,PLAN-INTERNATIONAL ha rilevato i seguenti effetti della crisi economica mondiale:




  • Le giovani donne sono le prime a perdere il lavoro. I 7/10 dei lavoratori licenziati nelle Filippine sono rappresentati dalle donne




  • Le somme di denaro inviate a casa dai lavoratori migranti - le rimesse - sono sensibilmente diminuite e la migrazione si è ridotta. Le donne che svolgono lavoro come "badanti" o "di servizio" all'estero, stanno ritornando nei loro paesi di origine. La Banca Mondiale stima, che il flusso di rimesse verso i paesi in via di sviluppo è diminuito del 7,3% nel 2009.




  • Si sono ridotti sensibilmente i presititi agevolati attraverso il "micro-finanziamento" e altri progetti che avrebbero dovuto aiutare le donne a uscire dalla povertà svolengo un lavoro da casa.




  • Quando la crisi colpisce le finanze dei genitori, sono per prime le ragazze che si ritirano dagli studi per svolgere lavori da casa, nelle fabbriche o fare le domestiche. Oltre 100 milioni di ragazze lavorano come baby-sitter in tutto il mondo (secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro).




  • La mortalità infantile è in aumento, e colpisce più le femmine che i maschi. E' stato calcolato che più di 50 mila bambini africani sono morti lo scorso anno a causa della crisi.


  • Molte donne e ragazze sono vittime di tratta e costrette a prostituirsi. Nel 1997 a causa della crisi asiatica fu questo il destino di molte donne che persero il lavoro. A Jakarta in Indonesia, l'anno seguente alla crisi sono raddoppiate le donne costrette a prostituirsi. Il capitalismo non conosce limiti quando deve inventarsi nuovi mercati per le sue attività. Tutto è trasformato in merce, compresi i sentimenti e il proprio corpo. Una forma di tratta a fini sessuali è il commercio di spose. In alcuni paesi le conseguenze drastiche dell'oppressione delle donne ha dimostrato che una parte della popolazione femminile è venuta a mancare a causa degli aborti selettivi di genere.

Questo è il caso, ad esempio, della cosidetta politica del figlio unico in Cina, dove a fronte di 100 femmine sono nati 118 maschi. Ogni anno in Cina, 50 mila donne delle provincie e dei paesi più poveri vengono vendute a scopo matrimonio. Più di 10 mila donne vengono vendute dalle famiglie che vivono in estrema povertà in Vietnam a scopo matrimonio o per la prostituzione in Cina (cfr. http://www.pbs.org/).
Qualunque cosa diventa un lusso sotto il capitalismo. Paradossalmente, il fenomeno della poligamia è ricorrente tra gli uomini ricchi. Sovente accade che uomini d'affari di Hong Kong che fanno frequenti viaggi di lavoro verso Guangdong, prendano una seconda moglie tra i migranti di questa provincia poverissima.
Vittime del cambiamento climatico
Le donne sono quelle che soffrono maggiormente un'altra delle grandi crisi che si sono sviluppate come conseguenza diretta del capitalismo: il cambiamento climatico. Il surriscaldamento atmosferico, risultato di 150 anni di industrializzazione, emissioni di CO2 e contaminazioni, sarà uno dei temi principali nelle manifestazioni dell'8 Marzo 2010 in tutto il mondo. Secondo la Women’s Environment and Development Organisation, le donne e i bambini rischiano 14 volte di più rispetto ad un uomo, di morire per un disastro ambientale. Nello tsunami asiatico del 2004, tra il 70% e l'80% dei morti erano donne. Dopo altri fenomeni come terremoti e uragani, e con risorse limitate, le donne povere hanno meno probabilità di ottenere aiuti o compensazioni, e hanno un più alto rischio di essere infettate dopo aver curato anziani e bambini. Il riscaldamento globale pone un peso in più sulle spalle delle donne, sopratutto nei paesi neocoloniali. Sono loro ,ancora una volta, che sono costrette a camminare sempre più in cerca di acqua. Sono coloro le quali svolgono la maggior parte del lavoro agricolo, che diventa sempre più difficile nelle zone colpite da siccità o inondazioni. Nella Giornata Internazionale della Donna dell'anno scorso (2009), le donne attiviste della Rete "Via Campesina" hanno dimostrato la loro rabbia contro la deforestazione causata dall'imperialismo e la minaccia per la biodiversità in Brasile. A Brasilia, centinaia di donne hanno occupato il Ministero dell'Agricoltura. Nel Rio Grande do Sul, 700 donne hanno occupato i terreni di proprietà dell'industria cartaria,Votorantim Cellulose, e sono state sabotate piantagioni di eucalipto. In altre zone, industrie minerarie, piantagioni di canna da zucchero, la multinazionale della carte Stora Enso, e altre grandi proprietà sono state occupate. Nella città di Espiritu Santo, migliaia di donne hanno occupato il porto di Portocel e sabotato una grande quantità di cellulosa da esportazione. La deforestazione è responsabile dell'aumento del 20% delle emissioni di gas effetto serra a livello mondiale. Le foreste devono essere messe sotto protezione immediatamente. Purtroppo il fallimento dei leaders mondiali al Summit delle Nazioni Unite a Copenhagen dimostra come non sia trovato un accordo vincolante sulle misure da intraprendere per frenare il cambiamento climatico.
La vita nel capitalismo diventa difficile per le donne lavoratrici e per quelle povere.
Per decenni, la "soluzione" all'oppressione e alla povertà offerte abitualmente dai politici e dagli economisti è stata quella di un ulteriore sviluppo dell'economia del libero mercato - più capitalismo! I paesi poveri avrebbero dovuto aprire le loro economie al capitalismo internazionale, sino a raggiungere lo stesso livello di vita dell'Occidente - questo era il mantra del neoliberismo. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.

Con questa crisi, il capitalismo ha condannato se stesso come sistema. Agenzie finanziarie come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, che hanno un ruolo decisivo all'interno del sistema capitalista internazionale, hanno continuato ad esigere e far imporre tagli alla spesa per la sanità e per l'istruzione, come condizioni necessarie per la concessione di prestiti ai paesi più colpiti dalla crisi. Come se la deregolamentazione non avesse aumentato l'esposizione di questi paesi alla crisi finanziaria internazionale.
Si stima che nel 2009 gli investimenti stranieri nei paesi in via di sviluppo si sono ridotti di un terzo. Allo stesso modo, il ricorso costante a "soluzioni" basate sul mercato, come il commercio dei diritti di emissione, hanno ottenuto come risultato che le emissioni di gas effetto serra continuassero ad aumentare. Nuovi attacchi ai sistemi protezione sociale che erano già stati ridotti, significa che la crisi sta colpendo con maggior forza la maggioranza della popolazione. In Ucraina, il FMI ha sospeso il suo ultimo credito in segno di protesta contro la decisione del Palrmaneto di aumentare il salario minimo del 25%. Nella maggior parte dei paesi, il "salario minimo" significa il salario delle donne. In Lettonia, il governo ha obbedito ai diktat del FMI e dei creditori stranieri, con la conseguenza che la retribuzione nel settore pubblico è diminuita del 40% e la metà degli ospedali della nazione hanno chiuso.

La questione chiave per le donne di tutto il mondo, nel futuro immediato sarà di lottare contro lo storico attacco (che i governi stanno pianificando) allo Stato Sociale.

Dove esiste quest'ultimo, la sanità pubblica, l'assistenza agli anziani, gli asili nido, le pensioni, le borse di studio e così via queste sono state tutte riforme importanti delle quali hanno beneficiato specialmente le donne lavoratrici. Anche il lavoro di casalinga è stato in parte riconosciuto permettendo così alle donne di essere meno dipendenti economicamente dagli uomini. Ma mai prima ad ora i politici di tutto il mondo sono stati costretti ad adottare misure per salvare (come l'anno scorso) il sistema finanziario capitalista. I miliardi di dollari d'aiuti erogati alle banche dovranno essere restituiti e fintanto che esisterà il capitalismo, possiamo essere certi che i manager che hanno causato la crisi sono siano gli unici a pagare. L'onere di questo costo sarà tutto sulle spalle delle donne, dei lavoratori, degli anziani, dei giovani e dei malati. Qualsiasi che lo sviluppo del capitalismo porti alla parità dei sessi è facilmente smentita osservando i paesi con 150-200 anni di sviluppo capitalista. In Svezia, ritenuto uno dei paesi più egualitari e con un sistema di protezione sociale relativamente ben sviluppato (anche se è stato drasticamente ridotto negli ultimi 20 anni) le donne che lavorano a tempo pieno guadagnano non più dell'83% del salario di un uomo. Il mercato del lavoro è estremamente segregante con le donne, sopratutto nel settore pubblico, dove la crescita dei salari è stata più lenta. La Svezia ha una delle percentuali più alte di stupri in Europa e, insieme alla Gran Bretagna, divide il primo posto per il più basso livello di denunce di stupro (solo il 13%). Questi sono chiari esempi di come stati capitalisti apparentemente "progressisti" perpetuano la subordinazione della donna.
L'oppressione delle donne
L'oppressione delle donne ha le sue origini nella società di classe che esiste da oltre 5000 anni. C'è stato un enorme cambiamento avvenuto dai tempi del comunismo primitivo (dove la terra, gli strumenti, le case erano possedimenti comuni) fino ad arrivare alla proprietà privata. La famiglia "monogama" si è sviluppata come una società eccessivamente sviluppata. La ricchezza personale, anche piccola, aveva bisogno di protezione "esterna". La famiglia è divenuta l'istituzione in cui gli uomini controllano la società e l'esercizio del potere. La parola "famiglia" deriva dal latino "familia", che significa "il numero totale di schiavi di proprietà di un signore". Nella Cina imperiale, ad esempio, fasciare i piedi delle donne era una pratica comune tra le famiglie privilegiate. Come dice il proverbio, "non viene fatto per rederle belle come un arco ricurvo, ma per frenare le donne quando escono di casa".
Il capitalismo inoltre è una società di classe che ha costantemente sviluppato ed adattato l'oppressione della donna al fine di soddisfare i propri interessi e le richieste della produzione moderna. Nella famiglia odierna il dominio maschile è ancora evidente. Le donne fanno la maggior parte del lavoro domestico non retribuito. Ciò comprende sia il lavoro emozionale - la cura dei bambini, degli anziani, il proprio partner - nonchè altri compiti come cucinare, pulire e fare il bucato. Le quattro mura di casa sono spesso il luogo dove si consuma la violenza contro le donne. Amnesty International ha reso noto che almeno una donna su tre in tutto il mondo viene picchiata, costretta a fare sesso, o esposta ad abusi.
Il predominio maschile in casa è stato utilizzato come un meccanismo per instillare nelle donne e nei bambini l'idea di sottomissione all'autorità. Questa è stata contestata e alcuni cambiamenti sono avvenuti in molti paesi ma purtroppo continua ad esistere in gran parte della società.

I bambini hanno generalmente una formazione diversa a causa della pressione sociale e delle circostanze che li circondano. Anche questa ideam del capitalismo moderno si è trasformata in un business quando nacque il centro commerciale nel XIX secolo, e si fondò l'ideale borghese della femminilità, con le donne trasformate in oggetto. La moda, la bellezza e la pubblicità sono delle mega industrie che hanno l'interesse economico di perpetuare l'idea che non si è una "donna vera" se non si spende una enorme quantità di tempo e denaro nel "migliorare" la nostra immagine.
Il sesso maschile è ancora considerato nella maggior parte delle società come superiore a quello femminile, nonostante le leggi antidiscriminatorie. Un bimbo impara presto ad essere "fiero" del suo sesso, mentre una bambina deve "trattenersi". Un ragazzo che è interessato a cose tipicamente femminili corre il rischio di essere etichettato come "gay". Gli omosessuali capiscono sin da subito che il loro orientamento sessuale può conferirgli uno status inferiore nella società e renderli vulnerabili agli attacchi. In tutto il mondo, le parole che si riferiscono alle donne e al sesso senza amore sono utilizzate come parole offensive.

L'oppressione sessuale colpisce le donne di tutto il mondo per tutta la loro vita e uno dei principali punti della lotta delle donne internazionalmente è "il diritto della donna a decidere del proprio corpo." Gli stupratori sono convinti dell'idea di avere il diritto di sottomettere una donna al loro volere. Anche se la maggioranza degli uomini prende le distanze dagli abusi violenti, la molestia sessuale è una qualcosa che è stato sperimentato dalla maggior parte delle donne. Quando diminuisce la percentuale di donne in un posto di lavoro, e quando il ritmo di lavoro aumenta, i sindacati denunciano che aumentano anche le molestie sessuali.

Il diritto della donna a decidere del proprio corpo, comprende anche il diritto all'aborto. In tutto il mondo, 70 mila donne muoiono ogni anno a causa degli aborti clandestini. Il 40% delle donne vive in paesi dove il diritto all'aborto è fortemente limitato. Aborti illegali, anche dove questa pratica è legalizzata, continuano ad essere effettuati in India, perchè per molte donne, l'accesso alle cure mediche è troppo costoso. Anche il libero utilizzo dei contraccettivi e dei prodotti sanitari sono rivendicazioni importanti. In Uganda molte ragazze sono costrette ad abbandonare gli studi al raggiungimento del 13° anno di età, perchè non possono permettersi di comprare prodotti sanitari per il ciclo mestruale. Le donne spesso sono provate psicologicamente, non solo dalla paura di essere violentate, per il senso di vergogna del proprio corpo, lo stress psicologico durante la gravidanza ecc. Tanto nei paesi ricchi come in quelli poveri, alle donne viene negato il piacere sessuale, con effetti disastrosi sulla loro salute. (La mutilazione genitale attraverso la circoncisione femminile, praticata sia in Europa che in Africa e altrove, è solo l'esempio più sconvolgente di questa forma di discriminazione.)
Le origini della Giornata Internazionale della Donna

La decisione di ricordare ogni anno la Giornata Internazionale della Donna con l'obiettivo di rafforzare la lotta delle donne per ottenere il diritto di voto fu presa nel 1910. L'appello fu lanciato dall'Internazionale Socialista a Copenhagen nello stesso anno e sottoscritto da 170 partecipanti provenienti da 17 paesi. L'iniziativa venne avanzata da Clara Zetkin attivista del movimento operaio tedesco e internazionale. Era stata per molti anni direttrice del giornale dell'Associazione delle donne socialiste intitolato Die Gleichheit (L'uguaglianza), che aveva una tiratura di 112.000 copie. Ha lottato instancabilmente per l'organizzazione delle donne. Un collega del partito disse "solo insieme al proletariato femminile il socialismo sarà vittorioso". La Zetkin disse che mentre i socialisti sostenevano le richieste di giustizia delle donne borghesi, le donne del proletariato dovevano crearsi le loro organizzazioni di classe. Ciò risultò esatto. Per conquistare il suffragio delle donne furono necessari i metodi della lotta di classe.

La Giornata Internazionale della Donna fu originariamente conosciuta come "Giornata delle donne lavoratrici", e veniva celebrata ogni anno in date diverse all'inizio della primavera. Fino al 1921, quando l'Internazionale Comunista, di nuovo per iniziativa di Clara Zetkin, decise di stabilire il giorno dell'8 Marzo come data ufficiale. Questa venne scelta anche per fa notare il fatto che già la Rivoluzione Russa del 1917 aveva stabilito l'8 Marzo (il 23 Febbraio secondo l'antico calendario russo) come Giornata Internazionale della Donna. Quel giorno infatti, 90 mila lavoratrici del settore tessile, uscirono dalle fabbriche in uno sciopero spontaneo chiedendo pane e pace, che si allargò e sfociò nella caduta dello Zar. La rivoluzione continuò il suo cammino e la presa del potere da parte dei lavoratori e dei contadini nell'Ottobre del 1917 diede un fantastico impulso ai lavoratori e alle donne di tutto il mondo. La Russia rivoluzionaria fu il primo paese al mondo nel quale uomini e donne avevano gli stessi diritti all'interno della famiglia, il diritto all'aborto, il diritto al matrimonio civile e al divorzio, il divieto alle molestie sessuali, i diritti per gli omosessuali, le lesbiche e i transessuali e le otto settimane di congedo per la maternità. La rivoluzione introdusse gli asili comunali,le lavanderie e le mense pubbliche, anche per coloro che avevano poche risorse economiche per portersele permettere.


La necessità della lotta per il socialismo

La lezione principale del secolo che è trascorso dalla prima Giornata Internazionale della Donna è che il ritmo del cambiamento è troppo lento. Non possiamo permetterci di aspettare altri 100 anni. Quanti milioni di donne nel frattempo saranno violentate? Quante moriranno di fame? Quante morirano a causa di disastri naturali,del cambiamento climatico e delle guerre?

La lezione più importante che ci lascia il 2009 è che non possiamo più avere fiducia in un sistema economico che va in crisi a intervalli regolari e in cui i miglioramenti avvenuti attraverso le lotte sono costantemente soppressi. Non siamo ci impressioniamo se sempre pià donne diventano direttori o importanti donne d'affari, se continua ad esistere questo sistema, fondato sull'enorme distinzione di classe e con una maggioranza della popolazione che vive nella povertà.

Da qui la necessità di un programma socialista per la lotta delle donne, che indichi una direzione rivoluzionaria per il rovesciamento del capitalismo. In una democratica società socialista, dove la proprietà e il controllo dell'economia e il potere statale sia nelle mani dei lavoratori, delle donne e dei poveri, si avranno ampie risorse da investire in misure efficaci per trasformare la vita delle donne stesse. Relazioni economiche e sociali alternative in una società socialista porrebbero le basi per sdradicare il sessismo e relegare al passato l'idea di ruoli diversi per ogni genere, e che venga messo il punto all'oppressione sulle donne.

Una rivoluzione può essere vittoriosa se le donne stanno al fronte. Lo scorso anno,2009, le donne dell'Iran furono le più coraggiose combattenti internazionali. Hanno continuato ad essere una larga maggioranza nelle proteste di massa contro il regime dittatoriale di Ahmadinejad, scoprendo le loro teste del velo e marciando in manifestazioni congiunte di entrambi i sessi. Decenni di rabbia contro l'oppressione stanno scuotendo l'Iran e il movimento è lontano dall'essere arrivato al capolinea, ma per rovesciare il regime è necessario che la lotta dei lavoratori diventi lotta di classe.

Le donne rappresentano almeno la metà della popolazione attiva mondiale, e ovunque i lavoratori hanno bisogno di nuovi partiti socialisti, sindacati e movimenti combattivi che spingano il proletariato femminile a portare avanti la lotta. Non dobbiamo più permettere atteggiamenti sessisti tra gli uomini perchè dividono e indeboliscono la lotta.

Anche se sono passati 100 anni e la liberazione dalla loro duplice oppressione non è stata ancora raggiunta dalle donne, è importante che le tradizioni rivoluzionarie e marxiste della Giornata Internazionale della Donna sopravvivano e continuino a esercitare una grande influenza nell'unire e rafforzare coloro che lottano contro il capitalismo e l'oppressione in tutto il mondo. Ciò si rende necessario, ed è il cammino decisivo verso la vittoria!

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