sabato 26 giugno 2010

I consigli di Lenin

In un momento tremendo per tutta l’Europa, in cui pagatissimi superburocrati ci consigliano (e impongono) sacrifici, vale la pena di andare a vedere cosa proponeva Lenin nel 1917 di fronte alla fuga di capitali, la speculazione, il rialzo assurdo e immotivato dei prezzi. Contrariamente a quanto ripetuto falsamente dai servi del potere e ripetuto stupidamente dalla maggior parte della sinistra, che con Lenin non ha mai voluto avere a che fare, se non per usarlo, al massimo, come icona, la “ricetta” di Lenin non era “ideologica”, astratta, ma semplice e concreta. Far pagare chi non ha mai pagato, ed è responsabile della crisi. 

di Antonio Moscato  ( http://antoniomoscato.altervista.org/ )

Bisogna smettere soprattutto di ripetere scioccamente che “non si può dire sempre no”…

Quando Lenin è arrivato dall’esilio svizzero a Pietrogrado nell’aprile, costretto a un viaggio pericoloso e che sarà strumentalizzato dai nemici, pur di riorientare il partito che stava collaborando con il governo provvisorio interclassista, e ha cominciato a dire pubblicamente che bisognava rompere ogni collaborazione di classe e prepararsi a prendere il potere, alcuni sapientoni come Kerenskij l’hanno preso per pazzo, o almeno per disinformato. Gli spiegherò io, diceva in giro Kerenskij, che invece di lì a pochi mesi rivelò di non aver capito niente lui di quel che succedeva, e dovette fuggire precipitosamente, travestito da infermiera, su un’auto dell’ambasciata statunitense.

Alcuni testi di quel periodo sono noti, comprese quelle Lettere da lontano che lo Stato Maggiore bolscevico (Stalin e Kamenev) aveva censurato, e soprattutto Stato e rivoluzione, forse però più citato che letto seriamente. Ma questo piccolo capolavoro, che doveva servire ad armare teoricamente e politicamente il partito, andrebbe letto insieme a un testo scritto nelle stesse settimane, e da sempre quasi ignorato, mentre è la migliore esemplificazione del “programma di transizione” di un partito rivoluzionario ancora minoritario che si batte per “conquistare l’egemonia” rispondendo agli interrogativi e ai bisogni essenziali del proletariato: La catastrofe imminente e come lottare contro di essa.
Lo abbiamo inserito in pdf tra i testi, tra i GRANDI NODI DEL NOVECENTO, nella sezione CAPITALISMO E ANTICAPITALISMO (perché si tratta di un vero e proprio manuale di agitazione e propaganda anticapitalistica). È un opuscolo semplicissimo, che affronta il problema dei prezzi, dell’occupazione, dell’evasione delle banche, dello spadroneggiare del grande capitale. Ci sono capitoli sulla carestia e l’inerzia del governo provvisorio, sulla “bancarotta finanziaria” e i provvedimenti per combatterla (nazionalizzazione delle banche e dei cartelli di grandi imprese, abolizione del segreto commerciale, controllo operaio, ecc.) e indicazioni sui metodi: organizzazione del proletariato con gli strumenti della “democrazia rivoluzionaria”.

Insomma un testo pensato proprio come complementare a Stato e rivoluzione. Sono anni che non trovo uno dei tanti che sproloquiano su Lenin, per denigrarlo o imbalsamarlo, compresa gran parte di quelli che sono stati dirigenti di primo piano del PRC, che lo abbia letto.

E ce ne sarebbe bisogno! Basti pensare che oggi, di fronte all’emergere della putredine del “normale” funzionamento del sistema capitalistico, perfino in Grecia, non si è saputo proporre di meglio che un referendum. E di fronte allo sfacelo provocato dallo sperpero di denaro pubblico, una vera rapina, al massimo si delega alla magistratura o si propone... una commissione d’inchiesta parlamentare! Di un parlamento, per giunta, in cui siedono in gran numero grandi capitalisti con i loro servi, da una parte e dall’altra dell’emiciclo.

Stato e rivoluzione d’altra parte può essere riletto anche per capire come le vicende tragiche della guerra civile abbiano fatto allontanare la Russia dal progetto originario, lasciando dei soviet solo il nome. Io a questa lettura e interpretazione ero arrivato giovanissimo nella Jugoslavia del 1957 (ancora sotto l’impressione della tragedia ungherese), aiutato da compagni partigiani italiani rifugiatisi lì. Da lì è partita la mia lunga riflessione di militante e poi di storico. Ma mi piace ricordare che quasi negli stessi anni (a partire dal 1962) un giovane autodidatta di nome Ernesto Che Guevara era arrivato alle stesse conclusioni, e ai suoi più stretti collaboratori diceva, nelle riunioni periodiche al Ministero dell’Industria: dobbiamo leggere tutto Lenin, dal 1917 in poi. Lenin ha scritto durante la prima esperienza, il primo tentativo di costruire una nuova società, e dobbiamo studiarlo a fondo. Possiamo non essere d’accordo su molte cose, continuava il Che, che aveva dubbi sulla necessità della NEP, e non dobbiamo trasformarlo in una Bibbia, ma dobbiamo studiarlo tutto. È dopo la sua morte che è cominciata l’involuzione del pensiero marxista… Ho parafrasato il suo pensiero, ma ormai questi testi sono disponibili, almeno in lingua originale, nella prima raccolta di inediti uscita a Cuba, anche se con quarant’anni di ritardo…

Nota sui testi: sia Stato e rivoluzione, sia La catastrofe imminente sono pubblicati nel vol. XXV delle Opere di Lenin, Editori Riuniti, Roma, 1967. La catastrofe imminente è sul sito: Lenin e la crisi.
Stato e rivoluzione è anche scaricabile da: http://www.leninismo.it/Opere/stato_e_rivoluzione.html

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