giovedì 31 marzo 2011

Contro l’intervento occidentale in Libia! Per la vittoria della rivoluzione Libica serve un movimento indipendente di giovani e lavoratori.


Articolo di Robert Bechert CWI 

La decisione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU di imporre militarmente un 'no-fly-zone' contro la Libia, è stata accolta con manifestazioni di gioia per le strade di Bengasi e Tobruk, ciononostante, questa misura non è in alcun modo destinata a difendere la rivoluzione libica. 

Alcuni rivoluzionari Libici potrebbero pensare che questa decisione li aiuterà, ma si sbagliano di grosso. In effetti questa decisione è stata presa dopo freddi calcoli di natura economica e politica dalle potenze imperialiste. Non rappresenta in alcun modo un ancora di salvezza che potrebbe 'salvare' la rivoluzione.
 
Le principali potenze imperialiste hanno deciso di sfruttare la rivoluzione per sostituire Gheddafi con un regime più affidabile. 

Di fronte a una rapida avanzata verso est delle forze di Gheddafi, molti, in Libia orientale possono immagginare che la no-fly-zone possa permettere di arginare questa marea, ma non è questo il modo per difendere ed estendere la rivoluzione. Purtroppo, l’iniziale spinta idella rivoluzione verso ovest, dove vivono due terzi della popolazione libica, non era basata sulla forza  di un movimento, costruito su comitati democratici e popolari capaci di offrire un programma chiaro per ottenere e sviluppare il sostegno da parte delle masse e dei soldati. Questo debolezza ha dato l'opportunità a Gheddafi di riorganizzarsi.

Il sostegno crescente per una no-fly-zone rappresenta un brusco cambiamento dei sentimenti e della coscienza della gente comune, se si pensa a quello che si poteva leggere in lingua inglese ancora pochi giorni fà sui manifesti affissi a Bengasi: "No agli interventi di potenze estere, i libici possono farcela senza intromissioni". 

Questo sentimento era legato allo splendido esempio proveniente dalla Tunisia e dall’Egitto, dove l'azione delle masse ha permesso di abbattere i regimi totalitari. Le masse libiche erano convinte che la loro mobiilità avrebbe assicurato la vittoria. Ma Gheddafi è stato in grado di conservare la città  di Tripoli. L’inizio della sua controffensiva ha portato ad un cambiamento di atteggiamento verso l'intervento straniero che ha permesso alla leadership in gran parte filo-occidentale del ribelle 'consiglio provvisorio nazionale’ di superare l’opposizione dei giovani e chiedere l’intervento all’’occidente.

Tuttavia, nonostante le parole agghiaccianti del regime di Gheddafi, non è affatto certo che le sue forze relativamente limitate avrebbe potuto sferrare un attacco generalizzato contro Bengasi, la seconda città della Libia, con circa un milione di abitanti. Una difesa da parte delle massa cittadine avrebbe attenuato l'attacco delle forze relativamente deboli di Gheddafi.
Quale che sia l’effetto immediato, della 'no fly zone', ogni forma di fiducia riposta nelle Nazioni Unite o nelle potenze imperialiste rischia di minare tutte le speranze e le aspirazioni genuine della rivoluzione. E questo perché i poteri che hanno imposto un'azione militare non sono amici delle masse libiche. Fino a poco tempo fa, erano molto felice di assecondare, la cricca Gheddafi, per mantenere un 'partenariato', soprattutto in materia di petrolio e gas naturale. Infatti, il giorno dopo la decisione delle Nazioni Uniti, il Wall Street Journal di proprietà di Murdoch ha lamentato che "la stretta collaborazione tra servizi segreti del ​​leader libico colonnello Muammar Gheddafi e la CIA si è interrotta”.

Ora, dopo aver perso importanti alleati come i dittatori Mubarak, in Egitto, e Ben Ali, in Tunisia, l'imperialismo sta cercando di approfittare della rivolta popolare in Libia per rinnovare la sua immagine "democratica" e per contribuire a installare un regime più "affidabile", almeno in una parte della Libia. Il Nord Africa ed il Medio Oriente, con il loro petrolio e la loro posizione strategica, sono di grande importanza per le potenze imperialiste. Questo dimostra l'assoluta ipocrisia delle potenze imperialiste, che hanno spudoratamente sostenuto i regimi dittatoriali repressivi in ​​tutto il Medio Oriente per decenni. Mentre decidevano sulla No Fly Zone, gli stessi poteri non ha fatto assolutamente nulla per impedire all’Arabia Saudita ed ad i suoi alleati del golfo di reprimere brutalmente la popolazione del Bahrein. Dopo meno di 12 ore dalla decisione delle Nazioni Unite, le forze armate di un altro alleato regionale, lo Yemen, hanno ucciso almeno 39 manifestanti nella capitale, Sanaa. L'ONU è stata in grado di prendere una decisione sulla Libia perché la Lega araba ha sostenuto una no fly zone, ma ovviamente questi governanti reazionari non dicono nulla sulla repressione in Bahrain, Yemen e negli altri paesi arabi.

La “preoccupazione” di Cameron e Sarkozy  per la Libia è almeno in parte motivata dalla impopolarità interna e dalla speranza che un successo in politica estera rafforzerà la loro posizione. Cameron spera chiaramente di ottenere una spinta simile a quella che la Thatcher ottenne dopo la sua vittoria nella guerra delle Falkland nel 1983.  Dopo il disastro della sua politica in Tunisia che ha portato alle dimissioni del ministro degli Esteri francese, Sarkozy ha bisogno di un "successo" per rimontare nei  sondaggio per le elezioni presidenziali che si avvicinano sempre di più.


Gli Zig-zag di Gheddafi

 Nonostante il recente riavvicinamento delle potenze imperialiste, il tiranno è sempre rimasto un alleato inaffidabile. Nel corso del suo regime quarataduennale, Gheddafi ha cambiato spesso politiche. Nel 1971, ha aiutato il dittatore sudanese, Nimeiry, a schiacciare un colpo di stato di sinistra nato in risposta alla repressione della sinistra, e alla messa al bando del partito comunista sudanese che rivendicava un milione di membri. Sei anni dopo, Gheddafi ha proclamato "la rivoluzione popolare " e ha cambiato il nome ufficiale del paese dalla Repubblica Araba della Libia a “la grande Libia araba, socialista e popolare”. Nonostante il cambiamento del nome e la formazione dei cosiddetti "comitati rivoluzionari", non vi era né socialismo né democrazia nel paese. Tutte le leve del potere sono rimaste sotto il controllo di Gheddafu. E questo lo sottolinea il ruolo sempre più importante che molti dei suoi figli giocano nel regime.

Tuttavia, a partire dal 1969, grazie ai proventi del petrolio, ci fu un grande miglioramento delle condizioni di vita della maggior parte dei libici, soprattutto nel campo dell'istruzione e della sanità, questo spiega il perché del sostegno che alcuni settori della popolazione continuano a manifestare verso il dittatore. La crescente opposizione alla cricca Gheddafi, soprattutto tra la popolazione giovane e istruita della Libia non esclude la  paura di chi potrebbe sostituirlo e l’opposizione a tutto ciò che odora di dominio straniero. 

Ma questi fattori spiegano solo parzialmente il perché Gheddafi sia stato in grado, almeno temporaneamente, di stabilizzare la sua posizione. 

Il ruolo della classe operaia 

A differenza dell’Egitto e della Tunisia, la classe operaia Libica non ha, finora, giocare un ruolo indipendente nella rivoluzione. Inoltre, moltissimi sono i  lavoratori Libici che hanno lasciato il paese nelle ultime settimane. L'assenza di un punto di contatto nazionale come ad esempio, la federazione sindacale tunisina UGTT (malgrado la sua leadership filo-Ben Ali nazionale), complica la situazione in Libia. Il grande entusiasmo rivoluzionario della popolazione non ha, finora,  avuto un'espressione organizzata. Il 'Consiglio Nazionale' emerso a Bengasi è una combinazione di elementi del vecchio regime e di elementi filo-imperialisti. Per prendere un solo esempio: il portavoce estero del Consiglio, Mahmoud Jibril, l'ex capo dell’ufficio di sviluppo economico di Gheddafi è stato descritto dall'ambasciatore degli Stati Uniti, nel novembre 2009, come "un interlocutore serio che 'prende' il punto di vista americano".

E' facile per Gheddafi presentare queste persone come una minaccia per gli standard di vita della popolazione e come agenti potenze straniere. Allo stesso tempo però, questa propaganda avrà un effetto limitato, a causa del peggioramento del tenore di vita, all’aumento della disoccupazione che si sono abbatuti sul paese dalla fine del boom del petrolio nel 1980 e dall'inizio delle privatizzazioni nel 2003. 

Oltre alla retorica anti-imperialista, Gheddafi ha fatto importanti concessioni per mantenere il sostegno. Ogni famiglia ha ricevuto l'equivalente di 450 dollari. Alcuni lavoratori del settore pubblico hanno ottenuto aumenti salariali del 150% e le imposte ed i dazi doganali sui prodotti alimentari sono stati aboliti. Ma questi passi non rispondono alle richieste di libertà ed alla crescente frustrazione della giovanissima popolazione libica, con un'età media di 24.

In tutto il mondo, milioni di persone stanno seguono e prendendo ispirazione dalle rivoluzioni in Nord Africa e del Medio Oriente. Questi proteste sono sorte contro gli effetti della perdurante crisi capitalistica. Alcuni di quelli che guardono con simpatia agli eventi rivoluzionari nella regione potranno sostenere le Nazioni Unite e la loro 'no fly zone', ma non noi, i rivoluzionari  sostengono che essa è costituita principalmente negli interessi delle potenze imperialist.
Che cosa si può dunque fare a livello internazionale per aiutare veramente la rivoluzione libica? Prima di tutto, i sindacati dovrebbe bloccare l'esportazione del petrolio e del gas libico. In secondo luogo, i lavoratori del settore bancario dovrebbe organizzare il congelamento di tutte le attività finanziarie del regime di Gheddafi.




La 'no fly zone' non porterà automaticamente al rovesciamento di Gheddafi, come è stato per Saddam Hussein, il leader libico potrebbe consolidare la sua posizione per un certo tempo in quelle parti del paese che controlla. Come dimostra l'esperienza in Egitto e in Tunisia, la chiave per rovesciare le dittature è il movimento delle masse operaie e  dei giovani. 

Un programma rivoluzionario 

Il destino della rivoluzione sarà deciso dalle masse Libiche. La vittoria della rivoluzione richiede un programma per annullare le  divisioni tribali e regionali e unire la massa della popolazione contro la cricca di Gheddafi, unirle nella lotta per una lotta per un futuro migliore.
Un programma per la rivoluzione libica che vada della direzione degli interessi delle popolazioni si baserebbe sulla difesa dei diritti democratici, la fine della corruzione e dei privileggi, la tutela e lo sviluppo ulteriore delle conquiste sociali.

La creazione di un movimento indipendente dei lavoratori libicI delle masse povere e dei giovani potrebbe attuare la trasformazione rivoluzionaria del paese, un movimento di questo tipo sarebbe l'unico in grado di sventare i piani degli imperialisti, di porre un termine alla dittatura e  trasformare in senso progressivo la vita della gente.


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