sabato 28 maggio 2011

Acqua pubblica e nucleare. Il 12 giugno votiamo SI’, ma per cambiare servono le lotte

Il 12 giugno di quest’anno si terranno i referendum abrogativi sul ‘legittimo impedimento’ e sulla privatizzazione dell’acqua. A questi referendum doveva aggiungersi il referendum per dire NO al ritorno al nucleare, ma questo referendum potrebbe non tenersi a causa della decisione del governo Berlusconi di una moratoria di un anno sulla costruzione di nuove centrali. Il governo Berlusconi non si è però ricreduto, si é semplicemente reso conto che tolto il nucleare, il referendum perderà attrattiva. 


Tra i quesiti proposti quello sul nucleare è quello che più anima gli italiani. Annullandolo il rischio è che non si raggiunga il quorum del 50%+1 degli aventi diritto e che la consultazione non venga per questo motivo ritenuta valida. Consapevole degli effetti che il disastro nucleare in Giappone ha avuto sulla coscienza dei lavoratori e della gente comune e preoccupato che al rifiuto del nucleare possa associarsi la bocciatura del ‘legittimo impedimento’ Berlusconi ha scelto di aggirare l’ostacolo. In questo senso va interpretata la scelta di sperperare la bellezza di 300 milioni di euro scegliendo di organizzare il referendum il 12 giugno e non durante le elezioni amministrative confidando che il sole di una domenica 12 giugno impedirà il raggiungimento del quorum. Il neoministro dello sviluppo economico Paolo Romani in effetti giustifica in questo modo la scelta del governo di rinunciare al nucleare : ‘I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere tra poche settimane fra un programma di fatto superato o una rinuncia definitiva sull’onda dell’emozione, assolutamente legittima, dopo l’incidente di Fukushima, senza però avere sufficienti elementi di chiarezza’. ‘Abbiamo rivisto l’impostazione sul nucleare data nel 2009 – aggiunge – e rinviamo una decisione così importante ad un chiarimento complessivo in sede Europea’. 

Le ragioni del SI’ 
 Controcorrente si oppone alla privatizzazione dell’acqua perché intuisce che la privatizzazione dell’acqua comporta sacrifici per i lavoratori, aumenti di tariffe, servizi peggiorati, truffe e malaffare. Le uniche ragioni a favore della privatizzazione dell’acqua sono legate agli interessi economici dei pochi privati che vogliono ricavare profitti dall’uso di un bene necessario a tutti e alla vita. Ci opponiamo alla privatizzazione dell’acqua perché non capiamo proprio perché i privati debbano usufruire e fare profitto sulla gestione degli impianti idrici pagati negli anni con le tasse dei lavoratori. Al tempo stesso, siamo consapevoli che il governo potrebbe scegliere nuovamente la via del ritorno all’energia nucleare, per questo motivo ci preme sottolineare come il disastro a Fukushuma abbia dimostrato che una sicurezza integrale contro il nucleare non esiste. La società responsabile dello stabilimento di Fukushima ed il governo Giapponese, si sono distinte per il loro colpevole silenzio e la loro volontà di minimizzazione la gravità dell’accaduto.

Questo atteggiamento criminale non deve sorprenderci esso é diretta espressione di un sistema nel quale i privati utilizzano la criminale complicità della politica affarista per massimizzare il loro profitto nascondendo i problemi, riducendo i controlli e diminuendo i fondi per la sicurezza. Nel solo 2009, la Nuclear Security Agency aveva segnalato problemi in più della metà dei reattori nucleari del paese! Per quanto riguarda TEPCO, l'agenzia ha chiesto ispezioni supplementari in quattordici dei diciassette reattori gestiti dal gigante energetico...  

Bene il referendum, ma poi? 

Controcorrente invita a votare a favore del referendum abrogativo.  La battaglia referendaria può contribuire a gettare le basi per costruire un grande movimento popolare per difendere i beni comuni e scongiurare il ritorno al nucleare, ma non é di per se sufficiente. Lo strumento referendario infatti non è lo strumento più adatto ad assicurare una vittoria in questo tipo di battaglia. In questa fase il semplice fatto che si debba ricorre allo strumento referendario per scongiurare l’ennesimo attacco di classe contro i diritti dei lavoratori e degli utenti é un sintomo non di forza ma di debolezza della sinistra e del movimento operaio in generale. Invece di affidarci agli ‘autorevoli pareri’ dei vari Zagrebelsky e di altri curiosi ‘compagni di strada’, la sinistra ed il movimento dei lavoratori devono dar vita ad una grande campagna nazionale che rivendichi il ritorno in mano pubblica di tutte le aziende che gestiscono la distribuzione dell’acqua e del settore energetico e l’introduzione di forme di controllo da parte dei lavoratori e degli utenti. E il modo più semplice per fare ciò è innanzitutto che i rappresentanti della sinistra negli enti locali e il sindacato organizzino da subito lavoratori e utenti legati per lottare contro la privatizzazione e lo smantellamento delle aziende comunali che gestiscono i servizi idrici, per costruire una campagna nazionale non semplicemente propagandistica e che non soggetta ai tecnicismi e alle interpretazioni ‘dell’autorevole corte costituzionale’, da sempre guardiana e protettrice dello status quo, potrebbero dare di questa o quella modifica legislativa introdotta dal governo. 

Una campagna nazionale lanciata e sostenuta dalla sinistra politica e sociale contro la privatizzazione dell’acqua e contro l’energia nucleare che parli la lingua dei lavoratori e non si esprima con curiose costruzioni semantiche indecifrabili anche per i giuristi. Uno dei quesiti referendari recita : ̋Volete Voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 ‘Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e finanza la perequazione tributaria’, convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante ‘Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia’, e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante ‘Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea’, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?’

Di recente in Germania milioni di persone hanno sfilato nelle principali città al gridio di ‘Atomkraft? Nein, Danke!’. In Italia serve un’iniziativa politica che miri non solo a bloccare il nucleare e le privatizzazioni, ma a costruire nuovi rapporti di forza nella società e a indicare un’alternativa politica agli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, uniti nella volontà di gestire e difendere gli interessi di chi vuole il nucleare e l’acqua in mano ai privati. In questo senso il referendum può essere utilizzato come un’occasione, ma per difendere la proprietà pubblica dell’acqua e fermare una politica energetica funzionale solo alla speculazione finanziaria servirà una lunga stagione di lotta.

Nessun commento:

Posta un commento