giovedì 14 luglio 2011

Siviglia : Chi sono e cosa chiedono gli indignados

Intervista a Johannes Ullrich (Resistenze Internazionali - Spagna)


Cos’è il movimento 15M? Da dove hanno origine gli indignados, chi sono e come si sviluppano?

Il movimento 15 maggio è nato in modo relativamente spontaneo quando appunto domenica 15 maggio, alcuni partecipanti alla grande manifestazione di protesta svoltasi a Madrid hanno deciso di non tornare a casa e hanno trascorso la notte a Plaza del Sol. Lunedì la polizia ha sgomberato la piazza, ma gli attivisti l’hanno rioccupata e da martedì in poi in tutta la Spagna le piazze centrali delle città sono state presidiate. Un pezzo importante in questa vicenda è il movimento Democracia Real Ya, che per mesi aveva preparato la manifestazione del 15.
I suoi 8 punti e il suo Manifesto esprimono da una parte l’insoddisfazione per un sistema sociale ingiusto e una parziale critica al capitalismo, dall’altra un programma grosso modo riformista (una legge elettorale più equa, nessun privilegio per i politici, fine dgli aiuti alle banche). Tuttavia quasi tutti gli indignados si identificano con entrambe i documenti. Nessuno è in grado di definire esattamente DRY, ma, vista l’impostazione dei due documenti, appare come l’emanazione di settori vicini ad ATTAC. Gli indignati provengono da tutte le classi sociali, dato che la crisi ha colpito la Spagna molto duramente. Il PIL nel 2009 è sceso di quasi il 4% e nel 2010 non è cresciuto. Ci sono 5 milioni di disoccupati, più del 20% della forza lavoro e al di sotto dei 30 anni addirittura più del 40%. Sono grandezze quasi inimmaginabili. In Andalusia, una regione tradizionalmente povera, la disoccupazione si avvicina addirittura al 28% e tra i giovani al 50%. Sia il Partito Socialista (PSOE) che il Partito Popolare (PP) sono lontani mille miglia dalla realtà e l’odio nei confronti dei politici di professione è enorme. Gli slogan che si ascoltano nelle manifestazioni degli indignados potrebbero essere definiti come potenzialmente socialisti. Infatti molti indignados agli slogan politici ed economici contenuti negli 8 punti ne hanno aggiunto di nuovi: Nessuna democrazia se governano i mercati; Redistribuire ricchezza e lavoro; Non siamo merci, vogliamo cambiare la società. Nei quartieri delle grandi città e nei paesi sono state formate commissioni e ci sono state lotte legate ai problemi quotidiani, ad esempio gli sfratti ai danni di chi non riesce a pagare il mutuo. Le piazze occupate servono come luogo di coordinamento, ma allo stesso tempo sono nate buone reti di coordinamento attraverso i social network, per cui in realtà non c’è più bisogno di tenere le piazze occupate. Nella prossima fase dunque si potrebbe decidere di liberare le piazze.

La stampa italiana descrive gli indignados come i grillini spagnoli, ma a noi sembrano diversi e più interessanti. 

C’è in effetti un forte elemento antipolitico o più precisamente antipartitico e in particolare contro il PSOE e il PP (PSOE y PP – La misma mierda è! è uno degli slogan favoriti). D’altra parte si ha un atteggiamento simile nei confronti delle grandi confederazioni sindacali, Comisiones Obreras e UGT, le cui direzioni rappresentano un pezzo di apparato fortemente legato alla Stato borghese e non vengono più viste come un punto di riferimento positivo da un ampio settore di lavoratori. C’è un enorme bisogno di discussione politica e questa è la ragione per cui le occupazioni delle piazza hanno avuto tanto seguito. Nei primi giorni qui a Siviglia di sera alle manifestazioni c’erano 5mila persone! Ed è chiaro che grazie a questo carattere di massa molti lavoratori, marxisti e sindacalisti hanno deciso di partecipare al movimento. Ciò dimostra il suo enorme potenziale. Qui a Siviglia ci sono anche commissioni che si occupano dei lavoratori precari e si sono mobilitate nei quartieri popolari in vista della manifestazione del 19 giugno.

Cosa chiedono gli indignados? 

Come ho detto molte rivendicazioni sono prese da Democracia Real Ya. Gli 8 punti sono: fine dei privilegi per i politici, combattere la disoccupazione, diritto alla casa, servizi pubblici di qualità, controllo sulle banche, riforma fiscale, diritti civili e democrazia partecipativa, abbattimento della spesa militare. Nelle scorse settimane migliaia di persone hanno aggiunto nuovi slogan e proposte, da un Cairo in ogni quartiere! fino a un progetto di 4 pagine per una struttura democratica nazionale a rete fondata sulle assemblee. Queste proposte però sono rimaste in gran parte inattuate, poichè il tempo non è stato sufficiente a costituire una struttura nazionale autorevole, che avrebbe potuto elaborare altre indicazioni programmatiche. Dunque si rimane ai contenuti proposti da DRY. Ora poi il movimento si confronta direttamente con le decisioni dei politici. L’11 giugno decine di migliaia di persone hanno manifestato in tutto il paese in occasione dell’insediamento dei governi regionali eletti il 22 maggio. Il PP ha ottenuto un successo, che più che una vera e propria svolta a destra rappresenta un voto di protesta contro i tagli fatti dai governi regionali socialisti. Il 15 giugno sono stati bloccati i lavori del parlamento catalano, che ha annunciato ulteriori tagli, così come è successo in Grecia il giorno dello sciopero generale.

Voi intervenite nel movimento? 

Quali sono le vostre proposte e cosa vi aspettate? Socialismo Revolucionario partecipa al movimento in più città, tra cui Madrid, Barcellona e Siviglia. Interveniamo nelle commissioni nei nostri quartieri e sottolineiamo che è necessario coinvolgere i lavoratori, ad esempio andando a volantinare davanti alle fabbriche e nei posti di lavoro. Anche i disoccupati dovrebbero essere coinvolti ancor più esplicitamente (a Siviglia – come ho detto – questo sta dando buoni risultati). Naturalmente cerchiamo sempre di rispondere allo scetticismo che c’è nei confronti di un’organizzazione strutturata, dicendo che organizzazione non significa corruzione. Proponiamo di eleggere rappresentanti col diritto di revocarli, che rispondano alle proprie assemblee, ma facciano parte di strutture di coordinamento regionali e nazionali. La nostra prima proposta è una campagna per un nuovo sciopero generale, stavolta – al contrario del 29 settembre – promosso dal basso attraverso delegati e attivisti decisi a lottare e basato sulle rappresentanze sindacali aziendali per rispondere all’offensiva del capitale e del governo. Poi insistiamo sul tema del debito: non dobbiamo pagare noi per la crisi del capitalismo!

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