domenica 21 febbraio 2010

Iran - Porre fine alla dittatura! (traduzione di un volantino distribuito a Teheran dal Cwi)

Dalla rivoluzione degli oppressi nel 1979 alla nuova ondata di resistenza nel 2010

Il regime di Teheran celebra il 31° anniversario della rivoluzione del 1979, fatta dagli oppressi, i lavoratori e i poveri. Allo stesso tempo, migliaia di persone sono in carcere per aver commesso il "crimine" della richiesta di diritti democratici. Ma il movimento continua: dalle proteste contro le elezioni farsa, la lotta è andata avanti con l'obbiettivo della caduta della dittatura di Hamadinejad. Solo se il movimento per i diritti democratici si unisse alla lotta di massa della classe lavoratrice e dei poveri, il regime potrà cadere!

-Abbasso la dittatura! Così come i lavoratori e i poveri hanno fatto cadere lo Shah, allo stesso modo si può far cadere gli odierni oppressori!
-Liberazione di tutti i prigionieri politici, basta con la pena di morte e la tortura!
- Per il pieno diritto di costruire partiti e organizzazioni dei lavoratori, pieni diritti sindacali, e il diritto a costituire sindacati di tutti i lavoratori e i soldati
-Diritti democratici, elezioni democratiche per una assemblea costituente rivoluzionaria che decida del futuro dell'Iran
-Per poter sviluppare la protesta: Creazione di comitati del movimento, interconnessi a livello regionale e nazionale. Questi comitati assicurerebbero e organizzerebbero libere elezioni.
-Per il diritto dei lavoratori di organizzarsi, scioperare e difendere le loro condizioni di vita e di lavoro.
-Stop all'uso dei militari contro la popolazione. Diritto a costituire sindacati per tutti i soldati, diritto ad eleggere i propri ufficiali con revoca del mandato in qualsiasi momento. Smantellare i Basiji e i Pasdaran.
- Uguaglianza di diritti per le donne
- Stop al controllo della dittatura in tutti i campi della vita e della cultura
- Fine dell'oppressione dei curdi, degli arabi e di tutte le altre minoranze
- Media gratuiti, libero accesso ad internet, fine della censura

L'Iran è un paese ricco. Ma come prima del 1979, soltanto una minoranza trae beneficio da questa ricchezza, mentre milioni di persone soffrono la disoccupazione, contratti a termine e la povertà - senza avere nemmeno il diritto ad organizzarsi e protestare contro questa situazione - come nel periodo precedente alla rivoluzione del 1979! Ma l'esempio della rivoluzione di 31 anni fa dimostra inoltre come le masse non possano essere fermate con la brutale oppressione.

La celebrazione della rivoluzione (il 2 Febbraio) da parte di questo regime è strumentale come il suo uso del movimento di massa 31 anni fa: milioni di persone chiedevano la fine dell'autocrazia dello Shah e la dittatura capitalista delle grandi aziende, appoggiate dagli USA, che trattavano l'Iran come una colonia. Tuttavia il sentimento anti-imperialista dei lavoratori e dei poveri, così come l'appello per una "repubblica dei poveri", venne sfruttatto per poter stabilire un nuovo sistema sotto il quale adesso, i capitalisti nazionali, insieme alla nuova dirigenza, intendono personificare l'Islam, sfruttando il paese a servire i loro interessi.

Gli USA e le altre potenze imperialiste che sostennero il regime dello Shah fino alla sua caduta adesso versano lacrime di coccodrillo sulle azioni dell'odierno regime di Teheran. Allo stesso tempo, i governi capitalsiti degli USA e di Israele si preparano ad attaccare l'Iran, avviando possibilmente una nuova guerra imperialista come in Iraq e Afghanistan.

Molti lavoratori e giovani in tutto il mondo hanno espresso la loro solidarietà alla popolazione iraniana. E' da queste manifestazioni di solidarietà che il movimento di massa in Iran può ricevere aiuto. Ma c'è un mare di differenza tra questa solidarietà e le ipocrite "proteste" delle grandi potenze imperialiste.


- Stop alla guerra in Iraq e Afghanistan!
- No alla guerra degli USA e delle altre potenze contro l'Iran!
- Solidarietà internazionale del movimento dei lavoratori di tutto il mondo, solidarietà con il movimento rivoluzionario in Iran e contro l'ipocrisia delle potenze occidentali che vogliono soltanto accrescere la loro influenza nella regione.

La minaccia, rappresentata dall'imperialismo, è sfruttata dal regime iraniano per cercare di stabilizzare il suo potere e "unire la nazione contro la minaccia straniera". Ma l'Iran non è un "paese unito": pochi ricchi beneficiano dello sfruttamento delle masse da parte delle imprese capitaliste o nelle cosidette "fondazioni", gestite dai Pasdaran e sotto il controllo delle famiglie legate alla burocrazia clericale, i miliardari mullah! Mentre milioni di persone soffrono la disoccupazione di massa e la povertà, lo Stato tenta di imporsi su tutto, nella vita quotidiana così come nelle relazioni.

Ufficialmente, la disoccupazione è al 12%. Secondo stime non ufficiali invece il 30% della popolazione è senza lavoro, con la disoccupazione che colpisce in particolare i giovani. Coloro che hanno un lavoro usufruiscono di contratti a tempo determinato, senza diritti,con la paura di perdere il posto in qualsiasi momento, quindi ricattabili. Il salario minimo ufficiale è ben al di sotto della soglia di povertà. Qualsiasi tentativo di organizzare sindacati indipendenti e scioperi, viene brutalmente represso.

Nonostante questo, le lotte dei lavoratori dei trasporti pubblici di Teheran e dei lavoratori dello zucchero della Haft Tapeh sono esempi incoraggianti. Il regime ha risposto imprigionando chi ha diretto lo scipero dei traporti pubblici e alcuni leaders del sindacato indipendente Haft Tapeh Sugar Cane Workers' Syndicate

Oltre a reprimere il movimento di opposizione, il regime iraniano sta preparando un altro attacco neo-liberale ai lavoratori ed i poveri. Le sovvenzioni date per limitare i prezzi di alcuni beni come il cibo e la benzina, verranno tagliate entro il 2015 e a partire dal prossimo mese di aprile,per una somma equivalente ai 100 miliardi di dollari, con tagli dai 10 ai 20 miliardi. Nonostante tutti i discorsi sul sostituire questi tagli con sussidi versati direttamente nelle tasche dei poveri, questa manovra poterà il tasso ufficiale dell'inflazione al 15,7%, una cifra ben lontana da quella del tasso d'inflazione reale.

Lo stesso Ahmadinejad che ha condotto la sua prima campagna elettorale nel 2005 basandola sulla critica alle politiche neo-liberiste di Rafsandjani, conquistando l'appoggio di una parte della popolazione povera, con questo tipo di capitalismo da terapia shock, applicando prezzi altissimi di mercato, sta indebolendo la sua posizione.


- Fermare gli attacchi al tenore di vita e ai diritti dei lavoratori!
- Per una migliore qualità della vita, per l'innalzamento immediato della retribuzione minima al di sopra della soglia di povertà, come primo passo verso un salario di sussistenza. Legare i salari e il reddito dei poveri al tasso reale dell'inflazione.
- Per i diritti democratici a tutti i lavoratori e dispoccupati, per il diritto di organizzare e costruire sindacati indipendenti e per il diritto di sciopero.
- Per la liberazione di tutti i prigionieri del movimento operaio, come i sindacalisti della Haft Tepeh
- Per la nazionalizzazione delle grandi banche e delle società che controllano l'economia, e per la direzione di tutte le fondazioni e le industrie nazionalizzate sotto il controllo democratico dei lavoratori.
-Lotta contro il capitalismo e l'imperialismo! Per un Iran democratico e socialista, parte di una federazione socialista del Medio Oriente come parte di un mondo socialista, con pieni diritti per tutte le minoranze nazionali ed etniche in Iran.

Mousavi e Karroubi, due dei pochi candidati ammessi alle elezioni lo scorso anno, non offrono alcuna vera alternativa. Al tempo di Mousavi come primo ministro ,sotto la presidenza di Rafsandshani negli anni '80, ebbe luogo la più grande strage dei prigionieri di opposizione nella storia dell'Iran. Karroubi invece si dichiara "un membro del sistema (islamico), figlio del sistema e il mio destino è legato al sistema".

Il movimento di oggi ha bisogno di agire indipendentemente dai capitalisti e dall'èlite burocratica. Bisogna anche imparare dall'amara delusione del 1979/80, quando una nuova borghesia usò frasi "rivoluzionarie" e religiose per prendere e consolidare il potere.

Solo un governo dei lavoratori e dei poveri in Iran garantirebbe i diritti democratici e avvierebbe la trasformazione del paese spezzando la morsa della borghesia e del capitalismo.

- Rafforzare l'opposizione, costruire il movimento operaio, costruire e difendere i sindacati indipendenti!
- Per sviluppare il movimento rivoluzionario: creazione di comitati democraticamente eletti dal movimento, collegati sia a livello regionale che nazionale.
- Per comitati di lavoratori legati al movimento che difendano le condizioni di lavoro. Fuori da questi comitati, nuove formazioni possono svilupparsi, seguendo la tradizione delle Shoras del 1979, con il diritto ad eleggere rappresentanti, soggetti alla revoca del loro mandato in qualsiasi momento, stipendiati con un salario operaio medio.
- Organizzare la costruzione di un partito dei lavoratori. La rivoluzione del 1979, venne sconfitta da coloro che sostenevano che la lotta dei lavoratori e le organizzazioni operaie dovevano subordinarsi ad una alleanza con i fondamentalisti islamici d'opposizione di Khomeini. C'è bisogno di un partito dei lavoratori con un programma per rovesciare la dittatura e il capitalismo.
- Per il governo dei lavoratori e dei poveri!
- Per una strategia internazionalista e socialista per superare la minaccia della guerra e lottare contro l'imperialismo.

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