lunedì 12 aprile 2010

Comitato politico nazionale del Prc (10-11 aprile 2010)

"Rifondazione verso la fine di una storia"
Intervento di Marco Veruggio (ControCorrente)
di Redazione

Ascoltando i commenti postelettorali e anche la relazione di Ferrero mi sono convinto che dopo le regionali i partiti politici italiani si dividono in due categorie: quelli che hanno vinto e quelli che ‘non hanno perso’. In realtà come commentava Il Sole24Ore pochi giorni dopo le elezioni – a dimostrazione che i padroni spesso ci danno lezioni nell’analisi materialistica della società – l’astensionismo ha dato il più colossale schiaffo all’establishment politico dal ’48 a oggi.
Aldilà del nostro risultato questo – per un partito che si definisce comunista – dovrebbe rappresentare un elemento di riflessione interessante. Ma è chiaro che tutto dipende dal punto di vista da cui ci collochiamo e noi guardiamo al risultato elettorale come un’organizzazione che in realtà si aggrappa con le unghie e coi denti alla propria collocazione all’interno di quell’establishment. Il che ci fa perdere di vista la lezione principale di queste elezioni e cioè che la tesi su cui abbiamo costruito la nostra politica di accordi col centrosinistra ovunque ci è stato possibile farli – se stai fuori dall’alleanza con le forze di centrosinistra vieni spazzato via – è stata smentita clamorosamente dal successo delle liste Grillo. Non ho alcuna simpatia verso Grillo, ma i dati parlano chiaro: si presentano in 5 regioni e in due, Piemonte ed Emilia – correndo da soli prendono tanti consiglieri quanti noi e SEL messi insieme.


In questo quadro noi oggi affrontiamo una discussione di cui io – che com’è noto sono particolarmente schematico – ho capito questo: che Grassi e Rocchi hanno una posizione politica chiara. Cioè dicono: i risultati peggiori li abbiamo avuti in Campania e Lombardia dove siamo andati soli. Quindi bisogna aprire ‘un’offensiva unitaria verso Vendola’, il che, in questo partito significa: bisogna ricucire con Vendola in funzione di un nuovo centrosinistra e guardando a quanto accade nel PD. Al contrario il segretario nazionale non ha una proposta da contrapporre, perché qualsiasi posizione assuma finisce per scontentare qualcuno. E dunque si cimenta nel suo sport preferito - lo slalom speciale per eludere i problemi – col un duplice risultato. Da una parte ci ripropone nella sua relazione le stesse cose che ci dice da due anni: il partito sociale, il coordinamento dell’opposizione sociale e la federazione col PDCI. E’ la cancellazione del fattore tempo in politica. Dall’altra fa affermazioni e le smentisce subito dopo. E così – come ricordava ieri Bellotti – all’ultima Direzione Nazionale ci ha annunciato l’anticipazione del congresso della Federazione e ieri nella sua relazione non l’ha riproposta. E allo stesso modo nella Direzione precedente ci aveva confessato che lui in Liguria l’accordo con Burlando non l’avrebbe fatto e ieri ci ha detto invece che abbiamo fatto scelte giuste in tutte le regioni.

Naturalmente, non essendoci una linea politica, il risultato è l’anarchia. Nessun controllo daparte di questo gruppo dirigente viene esercitato sui territori, dove ciascuno fa quel che crede. Col risultato che oggi il Manifesto oggi pubblica un articolo in cui si racconta come, alle faide scoppiate tra candidati liguri di Rifondazione si aggiunge quella tra esponenti di Rifondazione e il PDCI per un posto nella giunta Burlando. E dunque, in una regione dove esplode la cassa integrazione, la lettura esterna è che chi dovrebbe rappresentare i lavoratori si scanna per qualche posto da 5-6mila euro al mese. Mentre i nostri iscritti fanno i GAP e vendono le arance. E’ il ‘partito sociale’. Ma Ferrero ci dice che dobbiamo accelerare sulla Federazione col PDCI.

Non ci sono solo le faide. Ci sono anche i problemi politici. Ferrero ci propone una campagna referendaria anche sui temi del lavoro. Ma sull’arbitrato stiamo con Rinaldini oppure Patta e Nicolosi? Perché i problemi si possono aggirare ma non all’infinito e così alla fine si ripresentano e la discussione che non abbiamo voluto fare sul congresso CGIL oggi ce la ritroviamo davanti. E poi è chiaro che la posizione politica di Grassi e Rocchi sulle alleanze e più in generale sulla prospettiva dentro la federazione si somma con quella di Diliberto e Patta, con conseguenze davvero poco simpatiche.

In conclusione mi rivolgo ai compagni dell’area Ferrero: se avete una posizione politica alternativa fatecelo sapere e magari diteci anche qual è. Sennò l’unica conseguenze che ne possiamo trarre è che oggi ci troviamo di fronte non più e solo al superamento sostanziale della svolta a sinistra evocata nel congresso di Chianciano e mai realizzata, bensì al superamento sostanziale e anche formale di Chianciano e della stessa Rifondazione Comunista. Ma allora io voglio discutere in direzione di che cosa, sapendo che la risposta non può essere più la semplice ‘difesa del PRC’ e che ciò significa rispondere ad alcune domande: chi vogliamo rappresentare? Che mondo vogliamo e quindi quale prospettiva politica proponiamo? E, solo su questa base, con chi ci alleiamo?

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