martedì 25 maggio 2010

Prosegue la campagna "Per una Sinistra dei Lavoratori". Su FB e Youtube nuovo materiale!

L'iniziativa di ControCorrente si arricchisce di nuove risorse, una pagina Facebook, intiolata 'Sinistra degli assessori o Sinistra dei Lavoratori?' e uno spot su Youtube (lo trovi nella sezione Video di questo sito). Pubblichiamo qui di seguito il testo dell'Appello. Il pieghevole a colori è scaricabile a questo indirizzo http://ia360704.us.archive.org/2/items/LETTaperta_def/LETTaperta_def.pdf.

Qui per guardare il video della campagna http://www.youtube.com/watch?v=dtyu2zxnT-U

di redazione


La crisi economica, coi suoi effetti devastanti, non è finita. La Grecia non è poi così lontana: la disoccupazione avanza e arrivano nuovi attacchi agli stipendi, alle pensioni, allo Statuto dei Lavoratori. Dunque ci si aspetterebbe un intervento forte della sinistra. Ma la sinistra è allo sbando.

La crisi della sinistra, la sua divisione, la sua inefficacia sul piano sociale e sul terreno elettorale (vedi l’ennesima sconfitta alle regionali) sono le diverse facce di un fenomeno complesso, prodotto dalle scelte fallimentari della sua classe dirigente in questi anni. Si potrebbe discutere a lungo di quanto sia colpa di alleanze elettorali ‘contro natura’, della partecipazione a governi e giunte disastrose, della contraddizione tra il dire e il fare, sempre giustificata con la ‘responsabilità istituzionale’ o il ‘sennò torna Berlusconi’. E’ una discussione a cui abbiamo partecipato e continueremo a partecipare, ma qui ci interessa soprattutto ciò che sta ‘dietro’.

Per noi la politica è una forma di rappresentanza sociale e un partito è lo strumento politico col quale rappresentare gli interessi di una parte della nostra società. In una società basata sulla diseguaglianza chi dice di essere equidistante in realtà sta sempre dalla parte del più forte.

Noi pensiamo che la sinistra debba tornare a rappresentare gli interessi di chi sta sotto, dei lavoratori e dei ceti popolari, di chi produce la ricchezza di questa società e - secondo alcuni - dovrebbe pagarne sempre i costi. Il nostro non è semplicemente il richiamo a una tradizione. Servizio sanitario nazionale, Statuto dei lavoratori, leggi sul divorzio e sull’aborto: in Italia ogni conquista sul terreno del progresso sociale è arrivata quando si sono mossi i lavoratori e a beneficiarne non sono stati solo loro, ma i nove decimi della popolazione. E quando i lavoratori si sono indeboliti ci hanno perso tutti, a parte pochi privilegiati. E’ una regola generalizzabile nel tempo e nello spazio, che si manifesta in tutto il mondo da 150 anni.

E’ proprio il suo legame col movimento dei lavoratori che in passato ha assicurato alla sinistra forza, identità, autonomia e spesso anche capacità di agire in modo unitario. E viceversa quando si è cominciato a teorizzare la scomparsa della classe operaia, la centralità di nuovi soggetti sociali, il superamento della lotta di classe in nome della ‘modernità’ la sinistra ha cominciato a sperimentare la crisi ideologica e organizzativa; la perdita di autonomia ed efficacia; le divisioni interne e la separazione dalla propria gente. I risultati delle ultime elezioni ci dicono che la crisi e la divisione della sinistra vanno di pari passo col drammatico vuoto di rappresentanza politica dei lavoratori e con l’avanzata della destra nelle grandi città del nord e oggi perfino nella tradizionali regioni ‘rosse’, nelle fabbriche, nei quartieri popolari, tra i giovani.

La crescita delle burocrazie politiche (e sindacali) ha avuto e ha un ruolo determinante. La discussione sulle alleanze, sulla costruzione di nuovi partiti, federazioni, coalizioni elettorali, di cui si nutre il dibattito nei partiti di sinistra è anche frutto di questo. Invece di partire dagli interessi concreti dei lavoratori, si parte dall’esigenza del ceto politico di sinistra di assicurarsi un futuro attraverso la difesa del proprio posto al sole. Invece di cercare risposte concrete ai licenziamenti, alla precarietà, alla caduta dei salari si discute solo di come andare al governo. Al problema dell’unità a sinistra si risponde con coalizioni pasticciate e senza un programma politico condiviso, pur di superare gli sbarramenti elettorali. Così, in nome della lotta a Berlusconi e dei ‘piccoli passi’ si è passati dall’evocazione di una sinistra con un potenziale elettorale del 12-15% alla cancellazione della sinistra dal Parlamento italiano ed europeo, da gran parte dei consigli comunali, provinciali, regionali. La sinistra perde voti, ma anche iscritti, militanti e credibilità. In questo modo si va verso un deserto che rafforza il berlusconismo doc e le sue imitazioni di centrosinistra, ma anche il leghismo e l’estrema destra. Per questo pensiamo che ci sia bisogno di una nuova rappresentanza politica, indipendente e anticapitalista, dei lavoratori e dei movimenti di lotta.

Indipendente vuol dire che la sinistra non può difendere i lavoratori al-leandosi coi partiti amici di Confindustria, delle banche, del Vaticano (il PD l’UDC, domani magari anche Fini?). Le due cose sono incompatibili.
Anticapitalista vuol dire che la crisi del capitalismo non devono pagarla i lavoratori di oggi e di domani (cioè i giovani), ma chi l’ha provocata con lo sfruttamento del lavoro, la speculazione di Borsa, le privatizzazioni, le direttive liberiste dell’UE, la guerra, la devastazione ambientale ecc. Ma far pagare la crisi ai veri responsabili significa mettere in discussione l’attuale sistema economico e sociale e proporne uno alternativo.

Non si tratta di creare a tavolino nuovi partitini e organigrammi, ma di selezionare singoli e gruppi di compagni, di aprire una discussione nella sinistra, di cominciare a ricostruire forme di coordinamento e unità d’azione basate su idee e obiettivi concreti, sapendo che si tratta di un’impresa lunga e difficile, che le sue tappe dovranno essere determinate dalla lotta di classe, non dalle scadenze elettorali e dalle esigenze della politica di professione. Bisogna decidere come riorganizzarsi nei posti di lavoro, intervenendo anche sulle nuove forme di lavoro, e come rilanciare l’idea di un sindacato dei lavoratori, che devono riap-propriarsi del sindacato lottando per un controllo democratico sulle sue scelte. E d’altra parte bisogna dare una sponda politica a chi nel sindacato, proprio perché resiste, rischia l’isolamento e a coloro che si sentono ‘orfani’ della sinistra. I grandi problemi - crisi, guerra, immigrazione, globalizzazione, devastazione ambientale - vanno affrontati dal punto di vista dei lavoratori. Vi sembra un salto nel vuoto? In realtà il salto nel vuoto la sinistra lo sta facendo oggi ripetendo sempre gli stessi errori.

La terza disastrosa sconfitta elettorale in tre anni ha ridotto la sinistra a un semplice aggregato di aree di opinione, di fazioni e comitati elettorali, residuale, priva di credibilità, frammentata e confusa. La Federazione della Sinistra e Sinistra Ecologia e Libertà si rivelano listoni elettorali privi di un progetto politico e quindi inefficaci socialmente ed elettoralmente (alle regionali insieme hanno perso circa 500mila voti). Ma d’altra parte la soluzione non può essere neanche il moltiplicarsi di partitini ultraradicali votati alla semplice propaganda e dunque altrettanto incapaci di incidere concretamente sulle condizioni di vita dei lavoratori e della gente comune. Continuando così dunque la demoralizzazione per l’assenza di una prospettiva produrrà un fuggi fuggi generalizzato di militanti politici, di compagni dei circoli di partito, attivisti sindacali e di movimento.

Sono compagni che per anni hanno sacrificato il loro tempo per produrre azioni e iniziative spesso utili e interessanti, ma vanificate immolandole alle esigenze ministeriali e assessorili dei loro dirigenti. Noi pensiamo che, al contrario, questo patrimonio vada salvato togliendolo dal controllo di leader ormai screditati, perché rappresenta l’unico punto di partenza possibile per promuovere un processo di ricomposizione, su basi politiche chiare, di una sinistra degna di questo nome. Un’impresa che - oggi più che mai - non possiamo delegare a chi in questi anni ha portato la sinistra allo sfascio. Per questo proponiamo una discussione collettiva di tutti i soggetti politici e i singoli ancora disponibili a lavorare per una sinistra di classe, anticapitalista e indipendente. Prima che sia troppo tardi…

Marco Veruggio Alì Ghaderi Patrizia Granchelli Luigi Minghetti
Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista, aderenti a ControCorrente

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