venerdì 25 maggio 2012

Che cos’è ACTA Il grande capitale vuole controllare anche internet

di Redazione RI

L'Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA) è un accordo internazionale che è stato segretamente negoziato tra il 2008 e il 2011. Lo scopo di questo accordo internazionale è quello di definire rigide norme per l'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale. In particolar modo stabilisce un comune quadro giuridico internazionale per la tracciabilità delle merci contraffatte, ma anche dei farmaci generici e della violazione del ‘diritto’ di copyright su Internet. L'accordo è stato firmato nell'ottobre 2011 da Australia, Canada, Giappone, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud e USA. Nel gennaio del 2012, l'Unione Europea ha ratificato in grande fretta l’accordo. La sua natura segreta ha escluso i gruppi organizzati della società civile, gli utenti, ma anche i paesi in via di sviluppo dalla negoziazione. Secondo le argomentazioni dei difensori di questo accordo, esso rappresenta la migliore risposta comune ‘all’aumento incontrollato e criminale del commercio mondiale di merci contraffatte protette dalle leggi sul copyright’.


Dal punto di vista degli interessi materiali dei proprietari dei brevetti e dei copyright si tratta quindi di un ottimo accordo, che è stato imposto da alcune grandi società come la MPAA per difendere e tutelare il monopolio e i profitti vertiginosi dell’industria del divertimento. ACTA è il risultato dell’intensa attività di lobbying dei giganti dell’industria sui governi. Oltre a dimostrare la rapacità e l’arroganza di queste società, l’accordo rappresenta una nuova evidente dimostrazione del servilismo da parte delle istituzioni internazionali nei confronti del grande capitale, che detta letteralmente legge anche nel campo della produzione intellettuale. Aldilà della 'protezione del diritto d'autore' e della proprietà intellettuale è chiaro che lo scambio sistematico di informazioni su Internet può essere utilizzato per altri fini, tra cui la censura e la repressione politica. Questo sta già succedendo in al-cuni paesi, in cui l'accesso a determinati contenuti, parole chiave o siti web è bloccato. Nel 2011, nella sola Germania 200mila persone sono state monitorate, avvertite o addirittura inquisite per aver scaricato musica, film ecc. I dati di decine di migliaia di utenti sono già stati raccolti, ma fino ad oggi solo i fornitori di film-streamingsono stati portati in tribunale. Oggi però la stessa sorte potrebbe toccare ai consumatori. E così, mentre le multinazionali accumulano miliardi di euro di profitti distribuendo la musica e i film, i giovani e i lavoratori che non possono permettersi di acquistare questi beni diventati ormai quasi 'beni di lusso', vengono criminalizzati e perseguiti.

Dal punto di vista degli interessi popolari questo accordo va letto come il più grande attacco mai tentato contro il libero accesso alla produzione intellettuale. Se dovesse essere applicato, ACTA costringerà gli internet provider a controllare gli utenti e i loro data base sulle base delle cosiddette leggi sul copyright. Gli utenti che violeranno i diritti d'autore potranno essere disconnessi da Internet. In questo modo i proprietari di copyright avranno la possibilità di interrompere la condivisione di alcuni contenuti. Concretamente, questo significherebbe la fine dei social networkse dei siti come Youtube e Facebook. L’accordo non si limita a limitare il diritto all’informazione e all’utilizzo della ‘proprietà intellettuale’, ma contiene anche un insidioso attacco al diritto alla salute e all'indipendenza alimentare. Infatti, i farmaci generici potranno essere vietati poiché si basano sull’uso di sementi protetti da brevetti. Queste misure sono destinate esclusi-vamente a tutelare gli interessi delle multinazionali farmaceutiche e agroalimentari come la Monsanto.

L’11 febbraio scorso è stata organizzata, partendo da una petizione online che ha già raccolto più di 2 milioni di adesioni, una giornata internazionale di azione contro ACTA. Nel nostro paese non c'è stata una grande adesione, ma molti paesi d’Europa sono stati travolti da manifestazioni spontanee e imponenti. Decine di migliaia di manifestanti si sono riuniti ai quattro angoli del globo per dire di no alle semenze protette da copyright, alla messa al bando dei farmaci generici, alla censura di Internet; alle restrizioni della libertà di espressione; alla sorveglianza totale di tutte le nostre attività online; alla perdita della libertà e dei diritti civili. In Polonia, si è svolta contro ACTA la più grande manifestazione dalla caduta della dittatura stalinista nel 1989. In Germa-nia sono stati organizzati cortei e manifestazioni in 55 città. A Monaco di Baviera e a Berlino hanno sfilato com-plessivamente in più di 50mila. In Austria si sono svolte manifestazioni nelle principali città tra cui Vienna e Graz. manifestazioni in Europa orientale sono state particolarmente impo-nenti. Molti erano giovani alle prese con le prime esperienze di lotta. Ciò è molto significativo: attraverso le mobi-litazioni contro ACTA una nuova generazione di giovani si è radicalizzata e sta mobilitando amici e compagni di scuola. E' una preziosissima esperienza di movimento e sarà un fattore determinante che in futuro potrebbe permettere a questi lavoratori di domani di maturare la coscienza che la lotta per la difesa dei diritti all’opposizione è anche la lotta contro il capitalismo che trasforma tutto in merce, dai nostri divertimenti al nostro lavoro.

A causa delle proteste di massa in alcuni paesi il processo di ratifica si è momentaneamente arrestato. Dopo la firma da parte dell'UE e di molti dei suoi stati membri l’eurodeputato bri-tannico David Martin, uno dei relatori del trattato, è stato costretto alle di-missioni. Si era spinto addirittura a di-chiarare che 'i benefici previsti da que-sto accordo internazionale sono di gran lunga superiori alle potenziali minacce per le libertà civili'. Ciononostante il movimento 'Anonymous' ha riferito che la Commissione Europea sta cer-cando di rinegoziare dietro le quinte una nuova versione dell’accordo chia-mato IPRED (Intellectual Property Rights Enforcement), che conterrà so-stanzialmente le stesse misure. Se do-vessero proseguire per questa strada, ci saranno proteste di massa in Italia e sarà necessario informare della gravità di questi provvedimenti, organizzare la lotta, legarla alla necessità di superare un sistema dominato dai grandi gruppi che controllano informazione e web.


Nessun commento:

Posta un commento