venerdì 25 maggio 2012

Francia. Vola il Front de Gauche


di Giuliano Brunetti

Fin dalla sua elezione nel 2007, festeggiata prima in un locale di lusso, poi sullo Yacht dell’amico miliardario Balloré, Nicolas Sarkozy, che come primo atto ‘presidenziale’ aveva scelto di aumentarsi lo stipendio del 172%, ha dimostrato di essere il presidente dei poteri forti della società e del CAC40, le 40 aziende più importanti del paese. Il suo quinquennio, in cui ha accresciuto il proprio patrimonio personale di 663mila euro, è stato caratterizzato dall’aggravarsi della crisi e dall’inasprimento del conflitto sociale conseguente a durissime misure di austerity e importanti controriforme, come quella sulle pensioni.

Un voto contro l’austerity L’elezione di François Hollande a capo della quinta repubblica va letta non tanto come frutto di un consenso al Partito Socialista, quanto come espressione di una forte reazione popolare alle politiche di tagli di Sarkozy. Aldilà dell’elezione di Hollande, a cui hanno contribuito anche settori importanti della classe dominante, timorosi che l’elezione di Sarkozy portasse ad un’esplosione di conflittualità sociale e a una nuova rivolta delle banlieus, il vero elemento di novità è l’eccezionale risultato del candidato del Front de Gauche, Jean-Luc Mélenchon. Ha ottenuto l'11,7% dei consensi e tale risultato è l’importante riflesso di una campagna che è riuscita a mobilitare decine di migliaia di attivisti politici e sindacali raggruppatisi attorno al PCF, ma anche e sopratutto attorno al principale sindacato francese la CGT. La campagna elettorale di Mélenchon ha portato a imponenti raduni di massa, come il 18 marzo, quando, per commemorare la Comune di Parigi, 120mila sostenitori del FdG si sono riuniti alla Bastille e sotto uno striscione gigante, che diceva ‘Prendete il potere-per la rivoluzione cittadina’, hanno intonato l’internazionale. Per quanto riguarda il resto della sini-stra il deludente risultato di Philiphe Poutou, l’operaio del Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA), erede della vecchia Ligue Communiste Révolutionnaire , è il riflesso della crisi drammatica in cui l’NPA è precipitato negli ultimi due anni. Incapace di rispondere alla volontà di lottare e organizzarsi emergente in settori importanti del mondo del lavoro e dei giovani, di attuare una strategia di lotta e proporre un programma politico con rivendicazioni comprensibili a tutti, l’NPA non ha rappresentato un punto di riferimento avanzato e non ha colto le opportunità presenti in questa situazione. Il fallimento dell’esperienza dell’NPA contiene alcuni insegnamenti con cui la sinistra rivoluzionaria nei prossimi anni dovrà fare i conti. Tali insegnamenti e il dinamismo e l’entusiasmo suscitato dalla campagna elettorale del FdG possono essere investiti nella costruzione di un’alternativa politica forte, capace di attirare su un programma avanzato i migliori elementi della classe operaia francese.

Il Front National avanza L’altro dato altamente significativo di queste elezioni è il risultato del Fronte Nazionale, che è passato da 3,8 milioni di voti nel 2007 a 6,4 milioni. Con ogni probabilità il risultato del Fronte Nazionale sarebbe stato ancora maggiore se il Front de Gauche non avesse posto al centro della sua battaglia politica la lotta contro la retorica populista e reazionaria di Marine Le Pen, che ha cercato di lu-crare in particolare sulle contraddizioni tra crisi sociale e immigrazione. Il sostegno al Front National è la preoccupante espressione del profondo malessere sociale che esiste in Francia. Il successo del partito di estrema destra è un elemento sul quale è necessario costruire una rifles-sione seria. Marine Le Pen ha utilizzato la crisi economica come ‘ariete’ per portare avanti il suo programma di divisione dei ceti popolari. La sua campagna elettorale è stata contraddistinta da un forte richia-mo all’ ‘uomo qualunque’, in opposizione alle élites legate alla Commissione Europea e incarnate nei due partiti principali, UMP e PS. La crisi ha dominato la sua campagna elettorale. La Le Pen ha pro-posto la scala mobile, un salario minimo garantito e la pensione a 60 anni. Dunque, pur essendo un fatto inquietante, bisogna evitare di leggere il risultato del Front National semplicemente come un’adesione di massa ad un programma razzista e xenofobo, il ritorno della ‘peste bruna’ come ha scritto qualcuno. I lavoratori che si sono espressi a favore del FN l’hanno fatto per esprimere un voto rottura nei confronti dei potenti, pensando che il FN possa rappresentare una risposta ai loro problemi. Dietro un radicalismo di facciata si nasconde in realtà la volontà di distruggere il sindacato ed il contratti nazionali e di dividere gli sfruttati su criteri di genere, etnici, o religiosi. Per fermare la resistibile ascesa del FN la sinistra ed il movimento operaio devono dare una risposta di classe ai principali problemi con i quali si confrontano i francesi quotidianamente - disoccupazione, aumento del costo della vita, crisi degli alloggi - un programma di unità dei lavoratori per una società liberata dal parassitismo delle élites politiche e finanziarie, ma in grado di fare fronte ai problemi quotidiani di milioni di proletari, senza limitarsi alle belle parole.

Le contraddizioni di Hollande Nel programma del nuovo presidente della repubblica Hollande figurano alcu-ne misure contro la crisi: una politica fiscale concentrata sulle grandi ricchezze piuttosto che sui meno abbienti, la proposta di aumentare di 200mila unità i posti negli asili nido e nelle scuole pubbliche, la costruzione di alloggi per le fasce povere della popolazione, l’abbassamento del prezzo delle medicine, un salario minimo e il taglio dei compensi per il Presidente e i ministri del 30%. Un programma che, rispetto a quello del PD italiano sembra rivoluzionario. Tutto ciò senza mettere in discussione le politiche di austerity (riduzione del debito, tagli alla spesa pubblica e ai salari, ma con ‘equità’), ma condito con una forte retorica contro la finanza internazionale. Hollande dunque probabilmente cercherà di cavalcare la grandeur di un settore di capitalismo francese, che a Sarkozy rimprovera un eccesso di subalternità alla Merkel, in un’operazione di rilancio del prestigio nazionale, che potrebbe anche includere alcune misure di carattere sociale. Un segnale colto con preoccupazione dai mercati finanziari internazionali. Ma è un’operazione di equilibrismo con pochi spazi di manovra. E dunque è probabile che si sviluppino delle lotte e sarà interessante osservare come la sinistra e il FdG reagiranno.


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